30/08/11

Hanna

Innegabile ed imprescindibile una lettura psicanalitica e metaforica della presente storia partendo dalle favole dei fratelli Grimm, in cui ogni elemento e personaggio del film rimanda esplicitamente alle atmosfere nere dei due fratelli, da cui gli sceneggiatori hanno raccolto a piene mani per realizzare un racconto che vuole elevarsi a qualcosa di superiore e altro rispetto al cinema di genere.
Tentativo curioso e intrigante che visivamente suscita un interesse alla visione ben riuscito, dove gli elementi archetipici sono ben presenti, dalla strega/madrina quale figura castratrice della potenziale minaccia adolescenziale, costituita dalla giovane nuova donna, più forte e tenace che potrebbe spodestarne il ruolo di regina e madre, sino alla figura del padre protettore quale figura di salvaguardia di quel potere femminino nuovo e forse generatore di una vita migliore, che la preparerà ad affrontare il mondo sconosciuto con le proprie forze per affermare la propria posizione sociale e forse matriarcale.
Wright realizza un prodotto visivamente accattivante, in cui la musica dei Chemicals Brothers costituisce un tappeto sonoro efficace soprattutto nelle sequenze di inseguimento e di lotta, comunque limitate per un film come questo, in cui la fuga dalla prigione sotterranea da parte della giovane protagonista assume i colori e le luci di un videoclip degli stessi fratelli chimici e dove la scelta dei luoghi e degli ambienti in cui si aggira la stessa, alla scoperta di una realtà sinora limitata ai racconti del padre, diviene quasi un incubo contemporaneo con cui fare i conti.
E non meno rassicurante diverrà il parco giochi berlinese ricalcante gli scenari della favole suddette, in cui il gioco ai rimandi letterari si fa più scoperto ed esplicito, in un intrattenimeto postmoderno di riferimenti iconici che strizzano l'occhio allo spettatore, forse con troppa facilità.
Il limite insito nel film è l'uso referenziale a livello solo formale delle implicazioni psicanalitiche alle favole dei fratelli Grimm, senza che vi sia un rimando più concreto alle motivazioni che spingono i protagonisti ad agire in tal senso, seppur mi si potrà obbiettare, che essendo una favola in chiave contemporanea, non sussiste la necessità di una connessione più concreta con la realtà, in quanto tutto si spiega attraverso le maschere messe in scena e agli stilemi del modello base di avventura, ma questa volta il gioco sembra mancare di un pezzo comunque necessario ed inevitabile per rendere il pacchetto completo e non possono bastare i referenti psicanalitici ed archetipici a giustificare la resa per immagini di questa storia, che tenta a suo modo di distanziarsi dalle altre del suo genere.

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