Fuga per la vittoria rappresenta forse il film più emblematico nella trasposizione per immagini del gioco del calcio. Solitamente altri sono stati gli sport oggetto delle attenzioni del cinema, soprattutto americano, ma in questo caso Huston, che americano non è e che sicuramente sente il calcio culturalmente come uno sport a lui vicino, costruisce intorno all'evento calcistico una storia universale di riscatto morale e sociale, realizzando un film che canalizza lo spirito di rivalsa sportiva e umana, attraverso lo scenario della guerra, visto dalla prospettiva dei soldati prigionieri nei campi nazisti.
Questo film, anch'esso ispirato ad un episodio avvenuto in un campo di prigionia come La grande fuga, a differenza di quest'ultimo consente allo spettatore di immedesimarsi e di esaltarsi nel contesto finale della partita, cui piano piano ci si avvicina con cura, attraverso le sue difficoltà organizzative, nonché le tensioni legate al piano segreto di fuga che costituisce il corollario di tutta la vicenda e forse il perno principale della vicenda.
Eppure la partita riesce quasi a rubare la scena al piano di fuga divenendo surrettiziamente la vera protagonista della vicenda a discapito di un'idea di libertà facile e sicura, perché Huston gioca abilmente la carta dell'onore del combattente in guerra, ma anche del giocatore che non ci sta a perdere una partita che rappresenta un simbolo ben più importante della propria libertà personale e pertanto uno strumento di propaganda assai potente, che gli ufficiali tedeschi non disdegnano di voler sfruttare, avvalendosi anche di un arbitro compiacente, nonostante un risultato inziale sfavorevole per la squadra degli alleati.
Tutti elementi che paiono rendere ancor più titanica l'impresa dei nostri beniamini e che tocca il suo vertice di esaltazione della filmabilità del calcio attraverso il gesto atletico di Pelé, ribadito mediante l'overlapping editing che ne trasfigura la grandezza atletica, che solo il Maggiore tedesco interpretato da Max Von Sidow saprà sportivamente apprezzare ed applaudire.
Max Von Sidow e Michael Caine sono due figure apparentemente antitetiche ma archetipiche in un contesto di guerra insensata come ogni conflitto di tal fatta. Infatti, a loro modo rappresentano un aggiornamento delle figure dei due ufficiali de La grande illusione con tutte le debite e dovute distanze del caso, stante anche il valore e il contesto del film, che punta ad una esaltazione patriottica, valida per tutti e non solo per gli americani, come ingenuamente si potrebbe pensare, indirizzando l'attenzione sulla presenza del divo Stallone, cui sembra doversi attribuire la "vittoria" degli alleati e la miccia di una ribellione all'oppressione tedesca, quale presagio di una futura vittoria concreta al di fuori del mero propagandistico rettangolo di gioco.
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