Jack Reacher sembra cucito addosso a Tom Cruise, un personaggio quasi
anacronistico e fuori luogo che incarna una serie di ideali e principi
in cui il popolo americano si riconosce, nonostante difetti di
quell’aplomb e quell’ironia che lo avrebbero reso forse più umano e
simpatico allo spettatore. Jack Reacher ha tutto quello che gli serve
per vincere e affascinare le donne che incontra, e la regia non esita a
sottolinearlo in più di un’occasione, come se fosse ammantato di una
rettitudine morale, di certo latitante nel consesso umano in cui si
aggira il nostro eroe.
Il film, dopo un inizio dall’impatto fortemente drammatico e
l’intervento in scena a sorpresa o, quasi, del nostro misterioso
protagonista, qua e là sembra voler mantenere un tono più leggero, volto
a bilanciare il rischio di presunzione di un’opera che dovrebbe
rientrare nel puro divertimento d’azione. Ma si ha spesso la sensazione
che Cruise, questa volta, non riesca ad essere sufficientemente ironico,
rischiando di risultare preso da se stesso più di quanto non rischi di
esserlo il suo alter ego Etan Hunt di Mission Impossible. Più
umanamente credibile appare, invero, il villain di turno, interpretato
da Werner Herzog, che di lucida follia in ambito cinematografico ne sa
qualcosa, dimostrandosi personaggio meglio calato nel contesto narrativo
disegnato intorno a lui.
Jack Reacher è un personaggio letterario, che avrebbe potuto percorrere
la strada del piccolo schermo, stante la lunghezza della saga che lo
vede coinvolto e la tendenza della televisione ad accaparrarsi storie e
personaggi dalla lunga serialità, dove l’esito avrebbe sortito effetti
ancor più interessanti, seppur permanendo in un ambito stereotipico
piuttosto marcato. Tuttavia, a conti fatti, il film si lascia vedere e
Cruise conferma di voler percorrere scelte interpretative che gli
garantiscano un’immagine adatta alla sua figura attoriale, seppur in
questo caso messa troppo a fuoco e troppo umana per essere vera.
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