25/03/08

Onora il padre e la madre

Lumet realizza un film a suo modo classico nella sua struttura a flashback, quali raccordi narrativi che dilatano il tempo del racconto per approfondire i punti di vista dei vari protagonisti e analizzarne i risvolti psicologici, facendo trasparire i drammi interiori ed esteriori di due fratelli alquanto diversi tra loro, tanto da far insinuare ad uno di loro il dubbio sulle proprie origini. Ed è questa contrapposizione padre/figlio il fattore conflittuale che spinge forse Andy (Philip Seymour Hoffman) ad ideare una rapina ai danni della gioielleria dei propri genitori e ad augurarsi la morte del padre, a seguito della fallito piano criminale.
Hoffmann ruba la scena ad un Hawke, comunque bravo nel rendere un personaggio immaturo, infantile, incapace di responsabilizzarsi, a differenza del controllato e misurato, ma solo in apparenza, fratello maggiore.
Vite sull'orlo del baratro che meschinamente cercano di risollevarsi dai propri sbagli, ma senza riuscrivi in una spirale progressiva di ansia, violenza ed angoscia, dove i valori familiari vengono minati e subentra la vendetta arcaica, che tutto apparentemente riequilibra, lasciando una sensazione di vuoto inaccettabile, che gli spazi angusti in cui gli stessi protagonisti si aggirano, paiono trasmetterci, ingabbiandoli nelle proprie pulsioni e fantasmi, senza una via di scampo, concessa forse al padre nella sequenza finale, in cui per lui soltanto pare esserci un'uscita secondaria e meno limitata in cui infilarsi.

Nessun commento: