16/04/08

La decima vittima

La decima vittima a suo tempo non venne considerato positivamente dalla critica ufficiale e ancora oggi pare soffrire di un'apparente superficialità narrativa, tanto da potersi liquidare il film come oggetto pop, vintage o di modernariato per il suo gusto estetico di rappresentazione del futuro, tipico della concezione stilistica vigente negli anni '60 e che ha generato molti epigoni e citazioni, a dimostrazione dell'influenza avuta da quest'opera sull'immaginario collettivo, ma sarebbe una lettura riduttiva e semplicistica dell'insieme.
Se da una parte l'estetica pop prevale quale elemento profilmico preponderante, soprattutto per la scelta di una rappresentazione della città di Roma in bilico costante con il proprio passato ed il proprio ipotetico futuro, rintracciabile nelle geometrie moderne e futuriste dell'Eur, dall'altra la sceneggiatura di Guerra ed in particolare di Flaiano riesce a creare una felice commistione tra commedia e film di fantascienza, grazie all'evidente sarcasmo nei confronti del costume e della società italiana in generale, con cui vengono colpite istituzioni come la famiglia ed il matrimonio, che di lì a poco il '68 e altri registi, con maggiore veemenza critica, avrebbero attaccato duramente (si veda in proposito I pugni in tasca di Belloccchio).
Il film appare anche lungimirante nella rappresentazione di una società volta a ricercare in una sorta di reality, immerso prepotentemente nella realtà, una valvola di sfogo alla propria violenza interna, il tutto filtrato attraverso la lente distorta e deformante della televisione, che sfrutta il gioco stesso di Cacciatore/Vittima per promuovere prodotti preconfezionati ad uso e consumo dei suoi spettatori.
Ed in questo contesto di superficialità generale e di vuoto plastificato, la figura di Marcello (Marcello Mastroianni) appare come la più affascinante ed intrigante per il suo cinismo sfrontato e la propria indifferenza a tutto, tanto da farsi scivolare addosso ogni sentimento e/o potenziale turbamento, a volte creando vere e proprie situazioni da commedia se non addirittura da fumetto, come dimostra il richiamo ad una letteratura costituita prevalentemente da comics, quale retaggio pop per eccellenza. Figura contrapposta è quella di Caroline (Ursula Andress), fascinosissima e sensualissima femme fatale, esemplare femminile della società cui appartiene, le cui sicurezze vacillano di fronte allo charme indolente ed impenitente di Marcello, fino ad un finale divertito e sarcastico nei confronti del matrimonio.

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