29/01/13

La migliore offerta

Il nuovo film di Tornatore ha il pregio di non essere tacciabile di provincialismo, termine ormai consueto nella critica cinematografica e utilizzato nei confronti di quel cinema italiano, non gradito ai festival o alla critica in generale.
Forse mi sbaglio nel valutare in maniera sufficientemente positiva il nuovo sforzo cinematografico di Tornatore, ma almeno evita questa volta di ripiegarsi sul colore e calore della propria terra, senza arrischiarsi in roboanti sequenze ed immagini, trasudanti un barocchismo, che ultimamente non gli aveva giovato.
Si avverte comunque un certo gusto per un'eleganza formale che rischia di apparire troppo leccata e leziosa, ma questa volta sembra riuscire a contenere la sua estetica debordante, tramite una certa misura, che giova alla narrazione.
Tornatore opta per un racconto incentrato su un individuo preso da se stesso, dal proprio lavoro e dalle proprie idiosincrasie, che tratteggia subito, per evidenziarne non solo l'antipatia, ma soprattutto la profonda solitudine, su cui si innesta un gioco di seduzione e scoperta, che lo porta ad uno sdoppiamento e un'indecisione, che lo condurranno a scelte decisive per la propria esistenza e professione.
Tornatore gioca con l'arte e con il mistero, sempre misurato, della fascinazione femminile e dei sentimenti, attorno cui ruotano i vari personaggi che accompagnano il nostro protagonista durante il proprio viaggio verso sentimenti e pulsioni sinora repressi.
Nulla di nuovo apparentemente, nel procedere del racconto, ma il regista questa volta realizza un film che conduce lo spettatore per mano, senza quasi mai inciampare, salvo poi nel finale indugiare ancora una volta, un poco, forse troppo, ma solo perché l'autore sembra compatire il suo protagonista e quasi gli dispiace doverlo abbandonare a se stesso.

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