Nonostante alcuni primi passaggi iniziali che sembrerebbero presagire l'ennesimo passo falso narrativo del nostro cinema, chiuso nelle proprie gabbie di sceneggiatura, il film di Robertò Andò, invero, quale trasposizione per immagini del suo romanzo Il trono vuoto, felicemente recensito a suo tempo, ma che difficilmente riuscirà a godere della meritata risonanza mediatica di cui altri hanno goduto, dimostra una freschezza narrativa per immagini e per contenuti, che da tempo non si respirava nel cinema italiano.
Facile attribuire al sempre presente e ormai, a quanto pare, indispensabile Toni Servillo, il pregio del risultato di questo film, ma bisogna riconoscere che la scrittura del racconto e la sua resa per immagini non appesantisce concetti, simboli e metafore di cui è intriso, riuscendo ad ottenere esiti di lieve surrealtà e poesia che lo innalzano a manifesto di sprone per una sinistra che ha fallito sotto molti punti di vista.
Viva la libertà è il film che le sezioni di partito dovrebbero vedere e studiare così come i suoi vertici, perché una simile lezione linguistica e comunicativa non guasterbbe loro affatto.
Viva la libertà è il film che le sezioni di partito dovrebbero vedere e studiare così come i suoi vertici, perché una simile lezione linguistica e comunicativa non guasterbbe loro affatto.
Ovviamente Andò offre delle ipotesi paradossali, grazie allo sfruttamento della figura del doppio, ritratto nella locandina come un Giano Bifronte, che potrebbero non trovare riscontro o applicazione nella realtà, ma non tutto è così improbabile ed impossibile.
Il regista, eppure, propone un discorso di dignità e di sommovimento interiore applicabile a 360°, che dimostra intenti e approfondimenti che il film solo superficialmente relega alla crisi di un uomo politico.
Infatti, di esso ci propone anche gli aspetti umani, che nel privato possono non appartenerci affatto, ma che nel riflesso della sua spalla politica, raffigurata da un Mastandrea efficace e pertinente, incarnano dubbi, ritrosie, aneliti di speranza di tutti noi nel pubblico e nel privato, e che il protagonista forse saprà recuperare lasciando il tutto in sospeso e in fremente, ma forse ottimistica, attesa per lo spettatore.
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