Gli zombi hanno un loro fascino come tante altre creature di fantasia e dell'orrore, immuni per loro fortuna a trasfigurazioni più o meno discutibili in figure romantiche per adolescenti sospiranti (vedi Twilight), queste figure decrepite hanno sempre conservato un'estetica riconoscibile e ripugnante, che in questo film ben poco ha a che vedere con quella cui siamo stati abituati dai tempi di Romero e dalla recente serie televisiva The Walking Dead.
Questi zombie forse sono più prossimi a quelli di Danny Boyle e il suo 28 giorni dopo, piuttosto che all'iconografia classica, ma al di là di tutto, di fronte ad un film come questo dove sei pronto ad aspettarti situazioni estreme e convulse, dopo un quadretto familiare apparentemente idilliaco, ma ancor più inverosimile degli zombie che ti aspetti di vedere di lì a poco sulla scena, perché puzza già di fregatura e di sceneggiatura tirata come i capelli fintamente trasandati del bel Brad Pitt, il giudizio non può che essere di piatta delusione.
Come in tutti i film scritti per un pubblico che dovrebbe bersi ogni situazione e soluzione che gli venga sottoposta si vengono a creare situazioni involontariamente comiche e battute discutibili come alcuni personaggi messi in campo, che vorresti venissero subito travolti dalla furia devastatrice di questi pseudo-zombi.
Peccato, che il libro di partenza di Max Brooks abbia fornito l'occasione per realizzare un prodotto alquanto banale nelle sue scelte narrative, dimostrando un'idiozia di fondo che forse è apparsa talmente palese da non dover ricevere nessun commento indignato da parte di soggetti potenzialmente lesi da un film che ogni tanto scade nell'umanamente ridicolo.
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