Innegabile il debito di questo film nei confronti del cinema di Nolan verso cui ammicca a partire dai cammei di Caine e Freeman, quali nomi di punta e rimandi evidenti ad un immaginario che affonda a piene mani in The Prestige, per raccontare una storia che mediante il fascino dell'illusione e della magia realizza una sorta di vendetta privata, che trova la sua accondiscendenza da parte del pubblico profilmico e in sala, nei bersagli che essa va a colpire.
Un film che scorre veloce, agile, che sa depistare quanto basta lo spettatore, come dimostra il titolo stesso e le battute iniziali dello stesso, che invitano a guardare con un certo distacco e distanza per capire e scoprire dove stia il trucco.
Leterrier si diverte a giocare con la magia e le illusioni che nei titoli di coda paiono ispirate a David Copperfield, ma il tema di fondo dell'illusorietà, della confusione e della falsa percezione erano già ben connaturate nell'opera di Nolan che andava ben oltre e più a fondo del discorso magia, aspetti che qui non interessano se non superficilamente per raccontare la realtà contemporanea e quel desiderio di rivalsa verso quei poteri e quei potenti contro cui ci si vorrebbe vendicare, colpendoli dove fa più loro male, ovvero nei loro portafogli.
A parte Ruffalo, ormai relegato al ruolo sempiterno di agente investigativo, declinato in tutte le salse, si apprezza la faccia da schiaffi sempre efficace di Woody Harrelson, che stempera ed ironizza i toni di un film che comunque evita di prendersi troppo sul serio e che nel suo essere sfacciatamente hollywoodiano funziona e diverte quanto basta in questo periodo di stanca programmazione cinematografica.
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