22/07/13

Hellraiser

Hellraiser di Clive Barker è una di quelle opere entrate nell'immaginario cinematografico, in cui l'iconografia del personaggio ha finito con il prevalere sulla storia d'origine, come per la figura di Freddy Krueger in Nightmare, dando la stura alla realizzazione di epigoni e seguiti più o meno riusciti.
Hellraiser ha il suo fascino indubbio nell'icona del Cenobita, ai più noto come Pinehead, che nell'opera di Barker riveste un ruolo apparentemente secondario e relegato all'ultima parte della storia unitamente agli altri suoi mostruosi e sadici compari, figure così incisive da determinare la realizzazione di un secondo capitolo, ancora in grado di rispecchiare una certa continuità narrativa con il film capostipite.
Barker crea un incubo sadomaso, rispettando il binomio eros e thanatos, elementi indissolubili di ogni racconto horror contemporaneo, che costruiscono un immaginario iconicizzato dai loschi figuri determinanti i supplizi delle proprie consapevoli vittime, soddisfacendo così desideri che incidono le carni al punto da generare una commistione di dolore e piacere estremi che hanno come conseguenza finale lo strazio delle loro anime.
Nonostante qualche ingenuità tecnica e narrativa, dovute alla scarsità di mezzi a disposizione del regista-autore, lo stesso riesce comunque a realizzare un prodotto affascinante e morboso, in cui gli effetti speciali riescono ad esaltare le perversioni interiori dei protagonisti e a condurre lo spettatore lungo un percorso di sangue mai compiaciuto ed efficace, nonostante si tenda, in casi come questo, a fare il tifo per i cattivi.

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