Bruno Dumont appartiene a quella schiera di autori capaci di dividere la critica e il pubblico con un cinema che spesso irrita e sembra irridere lo spettatore con la sua apparente afasia narrativa.
Se nel precedente L'età inquieta Dumont incedeva con passo lento e sguardo apparentemente pigro nel seguire i suoi giovani protagonisti per trasmetterci un senso di vuoto e desolazione disturbanti, non da meno con questo suo film, il cui protagonista appare come un ritardato o eufemisticamente non così sveglio come ci si aspetterebbe da poliziotto, tanto da sentirselo anche rinfacciare durante il film, più o meno esplicitamente, tanto da instillare un dubbio anche minimale sulla sua responsabilità verso un efferato delitto nei confronti di una minorenne, su cui si ritroverà a dover investigare.
Eppure a Dumont interessa relativamente l'impronta gialla della trama, la stessa costituisce per l'autore un pretesto per fotografare e rappresentare la vita del suo protagonista, vittima di un lutto familiare gravissimo, ma non per questo immune al fascino della propria vicina di casa, fidanzata con un bellimbusto del paese, con cui divide il proprio tempo libero, quando non è impegnato a girare con la propria bicicletta da corsa o a coltivare il proprio orticello come un novello Candide.
Dumont mediante la rappresentazione di questo quotidiano privo di ogni interesse drammaturgico, ci descrive la sensibilità del suo protagonista il cui nome altisonante Pharaon contrasta nettamente con una personalità mite, quasi intimidita dalla vita e dal contesto in cui si aggira quasi goffamente, che procede indefessamente nel proprio lavoro, alla ricerca di una verità amara, del cui dolore che ne scaturirà cercherà a suo modo di farsene carico, lasciando lo spettatore interdetto da una visione che fino a quel momento sembra non averlo condotto da nessuna parte, ruotando attorno ad un contesto sociale apparentemente appiattito e instupidito dal proprio isolamento e di cui Pharaon pare essere il lato buono e/o positivo di un'umanità sempre più desolata e desolante e per la quale pare non esservi alcuna speranza di salvezza nonostante il fardello morale di cui sembrerebbe potersi far carico il nostro protagonista.
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