La trasferta americana di Park Chan-Wook avrebbe potuto rappresentare un passo falso per l'autore della trilogia della vendetta, acclamato a suo tempo da Tarantino al festival di Cannes, e forse lo è per coloro che nell'apprezzare il lavoro di questo regista vi avranno forse trovato un tradimento della propria integrità narrativa ed autoriale, ma per chi scrive invece questo film dimostra come Park Chan-Wook sia riuscito a mimetizzarsi e adattarsi perfettamente ad atmosfere e latitudini non sue, grazie ad un linguaggio per immagini che utilizza codici riconoscibili da tutti, per quanto più legati ad un gusto occidentale.
Il regista coreano si diverte a costruire una storia circolare di crescita e maturazione sessuale e identitaria, come ci spiega la protagonista, carpendo e assorbendo dettagli e feticci dei propri mentori parentali.
Le implicazioni psicanalitiche e tragiche vi sono tutte in questa opera che nel richiamare il nome del celebre autore di Dracula, evoca un rapporto epistolare che in questo caso viene tarpato per ragioni che lasciamo scoprire allo spettatore e insinua una morbosità sensuale e sessuale, che la bravissima Mia Wasikowska riesce a trasmettere attraverso una recitazione fatta di silenzi e sguardi che rappresentano sfide costanti nei confronti della madre/virago, interpretata da Nicole Kidman, echeggiando quelle tematiche di cui si diceva sopra, a partire dal complesso di Elettra.
Park Chan-Wook realizza un film denso di ambiguità, in cui i movimenti eleganti della m.d.p., sin dai titoli di testa ci propongono prospettive e punti di vista che vanno a toccare i luoghi principali di una vicenda, che sembra immergersi in una dimensione fuori dal tempo, se non fosse per la modernità in cui la protagonista viene ogni tanto calata, quasi a voler tentare di spezzare quell'incantamento in cui la sua vita sembra essere immersa, sin dall'evento tragico da cui scaturisce tutta la storia e le conseguenze dell'arrivo dell'ambiguo e fascinoso zio (Matthew Goode), carico di mistero e con la giusta aria di sfida e baldanza, necessari a creare quegli incontri/scontri che sono alla base delle relazioni tra i protagonisti di un potenziale triangolo degli affetti.
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