07/08/07

Le vite degli altri

Il regista Von Donnesmarck ha riversato in questo film il senso di oppressione della distopia orwelliana attuata dal governo socialista della DDR, raccontandocela attraverso i suoi fautori e le sue vittime, realizzando un'opera che impone uno sguardo minuzioso non solo dal punto di vista storico ma soprattutto da quello umano, mediante una storia che scarta con abilità ed intelligenza facili ricatti sentimentali e morali, insinuando lentamente e progressivamente il dubbio e l'incertezza nei suoi protagonisti e nello spettatore, attraverso rinvii ed ellissi puntuali che denotano una scrittura minuziosa e al tempo stesso intensa.
Per non parlare della prova d'attori, in cui a spiccare è quella di Ulrich Muhe, perfettamente calato nel ruolo del dolente ed inizialmente integerrimo funzionario della Stasi, il quale col passare del tempo si affeziona alle proprie vittime, grazie alle quali impara a conoscere quelle emozioni e sensazioni che la grigia burocrazia partitica gli aveva ipocritamente impedito di provare, sino a porre in crisi i suoi stessi ideali e a renderlo complice di un'aspirazione alla libertà e alla felicità che i suoi ignari perseguitati, forse non sono in grado di provare perfettamente, come le apparenze sembrano inizialmente mostrarci.
Un film che sa parlare di valori umani senza retorica o facili patetismi, scavando a fondo nelle esistenze dei suoi protagonisti e mostrandocene con intelligente rigore le debolezze e le contraddizioni, su uno sfondo storico che ne accentua e risalta il significato profondo e vero.

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