29/01/08

Into The Wild

L'idea della fuga dalla società e da tutto ciò che la rappresenta e costituisce è un mito, un'aspirazione interiore di molti di noi, che affascina e spaventa al tempo stesso, perché se da una parte incuriosisce la possibilità di raggiungere luoghi remoti e perdervisi in essi, dall'altra vi è il timore di rinunciare a quelle comodità, a quegli usi che costituiscono la nostra quotidianità. Per questo si potrebbe da una parte ritenere il film di Penn niente di nuovo dal punto di vista della tematica affrontata, seppur sia tratto da una storia vera, così da riuscire a fugare eventuali critiche sulla credibilità della vicenda, ma per quanto riguarda il racconto per immagini, il regista-attore ci mette molto di suo, nel rappresentare una fuga che viene scandita attraverso le pagine ideali di una storia materializzantesi sullo schermo anche grazie alle intense parole delle canzoni di Eddie Vedder, nonché dai ricordi della sorella del protagonista, quale mentore per lo spettatore nel comprendere le motivazioni di fuga di un ragazzo che sembra avere tutto dalla vita, ma che scappa dall'amore fasullo della propria famiglia, divenendo a tratti atto politico, che Penn non esita a sottolineare, forse a rischio di una retorica personale del regista, ma che viene comunque sublimata dall'intensa interpretazione di Emile Hirsch e da un percorso che lo porta a confrontarsi con persone che costiuiranno la sua famiglia ideale, aiutandolo infine a prendere coscienza del fatto che la felicità ha bisogno di essere condivisa e che forse in fondo, per quanto si voglia e si possa fuggire, non si può scappare in eterno dai propri affetti e dalla propria vita, una volta trovata la propria dimensione interiore.

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