14/02/08

Caos calmo

L'ingombrante presenza di Moretti trasmette l'inevitabile sensazione di essere di fronte ad un film suo e non di Antonello Grimaldi, come dimostra la locandina stessa, che punta sull'evidenza del nome dell'attore-regista, il quale prevale cromaticamente e graficamente sul resto del cast. Ed è un film morettiano non solo per le tematiche, i vezzi, le idiosincrasie, le battute, ma anche per le citazioni stesse e la presenza di un attore fetccio come Silvio Orlando.
Queste premesse potrebbero comportare per chi non ama Moretti la conseguenza di non apprezzare il film e chi lo stima di ritrovarvi la rassicurante presenza di Michele Apicella, l'alter ego morettiano, qui in una nuova storia luttuosa e speculare a La stanza del figlio, perché invece di una disgregazione familiare viene rappresentato il ricongiungimento o meglio la nascita di un rapporto più stretto e sincero tra un padre e la propria figlia ed è un ulteriore passo che il Moretti uomo pare compiere nell'elaborazione di un lutto personale.
Non a caso la sceneggiatura è anche sua e si notano gli aspetti peculiari della propria scrittura, intervenuta su una storia di notevole successo letterario, che sin dall'uscita del film ha visto l'autore sostenere e giustificare la scelta di Moretti come protagonista, in quanto a suo dire il romanzo era stato elaborato pensando proprio a lui.
Strategie di mercato viene da pensare sempre più maliziosamente, come la tanto decantata scena di sesso tra il regista/attore e Isabella Ferrari, che è servita a lanciare ulteriormente un film che costituiva, almeno per l'Italia, già un caso cinematografico, ma tutta questa pruriginosità dimostra una pecca di scrittura nel raccontare l'evoluzione di un rapporto che rimane sospeso e troppo rapidamente sviluppato e forse troncato, senza approfondire adeguatamente dinamiche psicologiche che sinora erano state solamente accennate.
Rimane, infine, la sensazione di aver assistito ad un film non deprecabile, ma che risulta privo di una propria personalità autoriale, o meglio, dove a prevalere è una individualità aliena a quella del regista che nulla aggiunge stilisticamente e formalmente, lasciandosi schiacciare dalla scomoda presenza di un ottimo Moretti attore, per quanto rifacitore di se stesso e dei suoi vezzi.

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