29/07/08

La donna di sabbia

Il regista giapponese Teshigahara trae da un romanzo di Abe Kobo una storia dagli evidenti richiami kafkiani, almeno quale referente cuturale per chi scrive e chiave di lettura necessaria per tentare un approccio interpretativo del messaggio dalla forte carica simbolica, insito nel racconto per immagini, in cui ad essere criticata è la stessa società moderna in cui tutti vengono ricondotti a codici di riconoscimento precisi, che nel misterioso villaggio in riva al mare disperso tra immense dune di sabbia, perdono di senso e significato, tanto da spersonalizzare chiunque, persino lo stesso ignaro e sprovveduto entomologo, il quale aspira egli stesso per primo ad un riconoscimento accademico di vanagloria, in contrasto con la sua riflessione iniziale sulla schematicità oppressiva della città e del mondo cui lui stesso vorrà poi fare ritorno.
Film angosciante e affascinante per la sua tematica e per la resa di un racconto in cui l'ambiente d'azione è limitato, quasi a forzare lo stesso spettatore a doversi confrontare con la gabbia visiva ed esistenziale impostagli, che sa trasmettere anche emozioni e sensazioni non banali, in cui la prigionia stessa diviene, per i corpi degli amanti forzati, occasione per cercarsi e trovarsi con vigore e disperazione, fino all'accettazione consapevole del proprio ruolo sociale e alla capacità di adattamento alla natura apparentemente ostile ed invincibile.

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