08/02/10

A Single Man

Esistono pregiudizi che a volte non sono così infondati come sembra, ma si cerca sempre di fugarli, di essere smentiti e spesso ciò avviene. Nel caso di A Single Man invece, mi aspettavo un film interessante, nonostante un'estetica che si prospettava rigorosamente formale, elegante, tipica di uno stilista passato alla regia, tant'è che alla fine il mio pregiudizio era relegato all'idea di Tom Ford nei panni di regista. Tipico sospetto, tarlo snobistico, di chi pensa che chi non è del mestiere non sia in grado di dirigere un film, seppur vi sia uno staff che coadiuva nelle scelte tecniche e formali, se non addirittura un ghost director, ma per la stampa il nome che deve risultare è quello dell'autore che conta e che può richiamare l'attenzione sul proprio lavoro.
Tralasciando queste considerazioni su chi abbia diretto o meno il film, c'è da dire che molto semplicemente questo A Single Man non mi ha convinto nel suo esito prima di tutto formale ed estetico. Ho apprezzato alcune scelte stilistiche, quando non scadevano in una patinatura tipica di uno spot girato male, perché è questa l'impressione che tralascia spesso quest'opera prima, come se a parte la presenza di alcuni uomini e donne di indubbia bellezza, Ford si fosse subito adagiato su scelte formali e simboliche decisamente stucchevoli a mio modo di vedere.
Ne risulta un certo distacco, una incapacità di trasmissione di quel senso di caducità che il film vorrebbe comunicare e che denuncia alla fine tutta la sua origine letteraria, nonché una certa noia.
Non aiuta a risollevare le sorti del film il doppiaggio di Colin Firth da parte di Massimo Lopez, la cui voce mi è parsa inadeguata alla figura del protagonista, come se avvertissi una distonia che non riusciva a rendermi partecipe del dolore di un uomo che ha amato e che sente di non potersi dare oltremodo e ulteriormente ad un altro, seppur non sembrino mancargli le occasioni per riemergere dal dolore e l'apatia.
Ford pare invece azzeccare alcune sequenze in cui è il pensiero critico del professore ad emergere ed evidenziare certe ingenuità dell'America kennedyana lasciata sullo sfondo della vicenda, quale lieve contrappunto ad una storia che punta all'intimità e agli affetti e denotano spunti interessanti su cui dovrebbe lavorarci maggiormente.
Alla fine risulta un melodramma o meglio un film che sfugge a questa catalogazione semplicistica per rischiare di non approdare a qualcosa di così ben definito, se non la bellezza dei suoi protagonisti e nulla più. Un'occasione mancata e un elogio troppo facile ed immediato da parte della critica per quest'opera prima, ma aspetto di essere smentito dal prossimo lavoro di Ford.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

A me mi è piaciuto assi... :(

Pereira ha detto...

:-) che vuoi che ti dica... aspettative troppo elevate da parte mia? :-)

Anonimo ha detto...

No, in realta' non 6 l'unico a cui non e' piaciuto e le motivazioni sono proprio quelle che hai scritto tu. Meglio, e' bello trovare ancora film non beceri su cui potersi confrontare.
E poi ammetto che io sono di parte, ero pressoche' in estasi e con le bave alla bocca per certi manzi! Perdonami se abbasso brutalmente il livello sempre alto del tuo blog ;)
P.S. Prima ovviamente volevo scrivere assai, non assi....

Pereira ha detto...

:-D :-D tranquillo, non si abbassa alcun livello qui... i manzi effettivamente c'erano, ma quello non è di certo un demerito del film ;-)

Seaborg ha detto...

Ho avuto l'impressione di vedere un lungo spot, l'emozione non arriva mai. Sembra che Ford cerchi di ricreare l'atmosfera di The Hours, e la scelta di Julianne Moore non e' del tutto casuale. Ford tenta di far intravedere la claustrofobia degli spazi chiusi, le ferite della psiche dietro le superfici levigate, tenta di creare suspence con la presenza della pistola... NOn c'e' claustrofobia, ne' emozione, ne' suspence. Solo noia, interrotta ogni tanto dall'imbarazzo creato da certe scelte registiche (il bellone ispanico, o il tentativo del suicida di infilarsi nel sacco a pelo). Unica scena riuscita e' la cena tra con l'amica alcolizzata. Esagerata, da perfetto melo

Pereira ha detto...

non posso che concordare... momenti di imbarazzo e noia, un'occasione mancata.

Anonimo ha detto...

Scusate ma io difendo il bellone ispanico ;) e il bellissimo poster gigante di Psycho alle loro spalle. Scelte ruffiane e facili, lo so, ma anche l'occhio vuole la sua parte :)

Pereira ha detto...

anche il protagonista posso garantire essere gradito ad una certa parte del pubblico, e anche l'ispanico ha avuto apprezzamenti... ;-)

Seaborg ha detto...

Preferisco allora l'erotismo più casareccio di Almodovar.
Il bellone ispanico nella cabina telefonica con il poster di Psycho potrebbe però essere un buono spunto per lo spot di un deodorante.
Ma nella vita reale davvero uno come Colin Firth viene abbordato da il James Dean di Madrid fuori da un drugstore? E uno come Sean Penn davvero si rimorchia James Franco nella metro (MILK)?

Pereira ha detto...

per quanto concerne Milk, essendo una storia vera, ci può stare che un uomo magari non bellissimo, ma pieno di fascino possa conoscere uno più bello di lui e ammaliarlo, che poi la cosa avvenga in metropolitana, credo che sia solo questione di sceneggiatura, nel senso di esigenza narrativa... che A Single Man sia un film spot in alcuni punti direi che è palese, in fondo si tratta di uno stilista e in un certo senso quello è il suo linguaggio, la sua estetica, che credo possa migliorare e rendere in maniera meno ingenua, per questo una seconda occasione non la si nega a nessuno :-)