Nuovo film tratto da un romanzo del riscoperto Cormac McCarthy, anch'esso si propone come fedele riproduzione del romanzo di partenza, trasponendo per immagini un mondo postapocalittico e nucleare che si distanzia dall'immaginario sinora visto in opere premonitrici come la saga di Mad Max, in cui nulla ci viene spiegato o giustificato, ma non costituisce affatto un limite ad un racconto che si fa forte del senso di opprimente paura, disagio e desiderio di sopravvivenza sempre più difficile e in costante bilico.
Viggo Mortensen dimostra di essere uno degli attori più interessanti e giustamente impiegati nel cinema, come c'insegna Cronenberg nella sua ultima opera e nelle prossime in lavorazione, incarnando una figura paterna tesa alla salvezza del proprio figlio, quale simbolo per egli stesso di una vita che può avere ancora un barlume di senso, nonostante le avversità assolute ed un mondo disperato e disperante, in cui tutto muore ed è cinereo, dove il cannibalismo viene praticato senza remore morali e dove prevale la legge homo hominis lupus.
E' attraverso i ricordi del protagonista adulto che viene rievocata una vita precedente segnata dall'inizio della fine di questo mondo, in cui il protagonista lotta contro la sfiducia e la disperazione lucida della propria bellissima moglie (Charlize Theron), per crescere e proteggere il proprio figlio, che imparerà a conoscere e sviluppare quella fiducia che il padre pare aver perso nel corso del proprio viaggio e che ci rende umani, al punto da giungere egli stesso a scelte aberranti ed estreme che lo porranno di fronte allo spirito conciliativo e umano del bambino, evidente simbolo di speranza in un mondo che anche nel finale aperto non pare forse avere possibilità di rinascita, ma che nello sguardo di questo giovane sembra poter ritrovare un'umanità sinora perduta per chissà quale ragione, ma McCarthy e Hillcoat non hanno necessità di spiegarcela, lasciando a noi le risposte, giuste o sbagliate che siano e per questo motivo il senso di malessere permane ancora anche dopo la visione di questo film.
Viggo Mortensen dimostra di essere uno degli attori più interessanti e giustamente impiegati nel cinema, come c'insegna Cronenberg nella sua ultima opera e nelle prossime in lavorazione, incarnando una figura paterna tesa alla salvezza del proprio figlio, quale simbolo per egli stesso di una vita che può avere ancora un barlume di senso, nonostante le avversità assolute ed un mondo disperato e disperante, in cui tutto muore ed è cinereo, dove il cannibalismo viene praticato senza remore morali e dove prevale la legge homo hominis lupus.
E' attraverso i ricordi del protagonista adulto che viene rievocata una vita precedente segnata dall'inizio della fine di questo mondo, in cui il protagonista lotta contro la sfiducia e la disperazione lucida della propria bellissima moglie (Charlize Theron), per crescere e proteggere il proprio figlio, che imparerà a conoscere e sviluppare quella fiducia che il padre pare aver perso nel corso del proprio viaggio e che ci rende umani, al punto da giungere egli stesso a scelte aberranti ed estreme che lo porranno di fronte allo spirito conciliativo e umano del bambino, evidente simbolo di speranza in un mondo che anche nel finale aperto non pare forse avere possibilità di rinascita, ma che nello sguardo di questo giovane sembra poter ritrovare un'umanità sinora perduta per chissà quale ragione, ma McCarthy e Hillcoat non hanno necessità di spiegarcela, lasciando a noi le risposte, giuste o sbagliate che siano e per questo motivo il senso di malessere permane ancora anche dopo la visione di questo film.
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