Tron Legacy è il tentativo, forse tardivo, rispetto a quello anticipatore del suo predecessore di parlare di una realtà, quella del mondo dei computer dal loro interno, che appare ormai sviscerata, appurata e declinata in ogni modo.
Un modo sicuramente per attirare in parte il pubblico del passato che in Tron aveva trovato un oggetto di culto a suo tempo incompreso o non apprezzato come la Disney si sarebbe aspettata, anche perché lontano dai soliti canoni estetici del proprio cinema per famiglie, e in parte per attrarre una nuova generazione di spettatori appassionati di videogiochi e potenzialmente incuriosita dalla tecnologia 3D, che per fortuna non è eccessivamente fastidiosa alla visione.
Il risultato visivamente è ineccepibile, ma la storia, per quanto fruibile anche senza aver visto il precedente capitolo, non riesce a coinvolgere più di tanto, nonostante l'impegno profuso nei riferimenti culturali ad una contrapposizione di filosofie di pensiero e di visione di mondi, che per quanto altri, trovano una connessione anche con il nostro.
Sequenze come l'inseguimento delle moto virtuali immagine simbolo del primo Tron, in questo caso seppur riadattate e riviste secondo le esigenze e le tecnologie a disposizione dell'industria cinematografica, contenutisticamente non spostano più di tanto il discorso interno, perdendo forse per strada aspetti che nel precedente film apparivano figli del loro tempo e della visione fondante che rivestivano i creativi per i programmi informatici stessi. Questa volta il discorso sembra essere meno stringente e forte, seppur il percorso intrapreso dal nostro eroe rispecchi i canoni classici della fabula come la s'intende nel suo aspetto archetipico, al cui interno la contrapposizione tra bene e male, tra creatore e angelo caduto, dominatore di un mondo apparentemente perfetto, si contrappongono in una lotta che ha il sapore della notte dei tempi, ma nonostante l'interessante colonna sonora dei Daft Punk, il prodotto per quanto spettacolare, questa volta non riesce ad essere così innovativo e significativo come il suo capostipite.
Un prodotto fruibile dagli appassionati del genere, ma che non sembra al momento costituire un'opera anticipatrice o pietra angolare di un cinema a venire, ma questo solo il tempo saprà dircelo come per il suo precursore, cresciuto con il tempo e grazie ad un senso di nostalgia per una tecnologia oggigiorno sicuramente superata, ma che ha saputo vedere ben al di là delle nostre aspettative.
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