08/01/11

Mammuth

Sicuramente uno dei film più interessanti dell'anno passato, recuperato con notevole ritardo a causa di una distribuzione che l'ha reso tanto atteso quanto invisibile, visto il precedente e maggiore successo di Louise - Michel, che avrebbe dovuto garntirgli una maggiore visibilità, stante anche la presenza di un corpo cinematografico incommensurabile come quello di Depardieu.
Attore di razza, elemento imprescindibile e camaleontico del cinema francese, insieme ai registi dedica il film al figlio scomparso e ci regala un ruolo delicato, divertente e significativo come questo racconto che ha delle scomodità di fondo, in primis la forma stessa della sua narrazione, fatta di episodi e personaggi grotteschi ed una fotografia dimessa che denuncia forse i mezzi a disposizione limitati oppure una certa maniera.
Mammuth è un film sulla fine del lavoro, sul pensionamento e su un mondo del lavoro in cui la solidarietà sociale appare come un ideale obsoleto e contrario ai nuovi principi di una realtà in cui Mammuth (Gerard Depardieu) stesso è un essere che dovrebbe essere estinto, ma come la sua moto persevera nel suo percorso di ricerca e di scoperta, attraverso un passato non così roseo, di una volontà di vita possibile anche al di là della dedizione a quel lavoro che dovrebbe nobilitarci e farci riconoscere all'interno della società cui apparteniamo.
Film apparentemente meno mordace rispetto al precedente, nella sua raffigurazione scomoda della realtà, attraverso una deriva più sentimentale e malinconica, ma che non rinuncia a descrivere e criticare a suo modo con coscienza e ironia il mondo che ci appartiene e per questo si esce da questa visione con uno spirito rattristato e forse un po' affranto, più meditabondo del solito, coscienti di ciò che si è visto e fruito, consapevoli di una visione significativa, grazie a Depardieu che riempie veramente lo schermo e non si spaventa nel mostrarsi nel suo decadimento edonistico.
Film che spiazza e che disturba, diverte e impensierisce, ma che lascia comunque soddisfazioni a chi sa apprezzare e guardare al di là della superficie delle immagini e dello stile registico più o meno condivisibile, ma che al momento rappresenta una boccata d'aria fresca in questa stagione cinematografica con altri lavori e visioni da recuperare.

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