02/08/11

Croupier

Un allora non ancora divistico Clive Owen è il protagonista di questo nuovo dramma di Mike Hodges, che si fa notare per la scelta di raccontare apparentemente il mondo del gioco d'azzardo, una volta tanto non dal punto di vista del giocatore incallito, ma da quello di colui che ha in mano le redini del gioco, ovvero il croupier.
Non una semplice messa in scena di quel mondo, di cui costituisce l'impalcatura generale, in verità una sorta di scandaglio dell'animo di un uomo apparentemente impermeabile a tutto, aspirante scrittore in cerca di fama, che sembra trovare in quel mondo fatto di specchi e false pareti la propria identità, finendo con l'indagare su se stesso e sulla natura umana, con le conclusioni del caso da trarne.
Il tutto ha un sapore quasi thriller, ma inutile aspettarsi una dinamica d'azione, perché il pregio di questo film è la costante sottile tensione sottotraccia di cui è permeato, in cui si presagiscono gli intenti e le tentazioni di cui è lastricata la strada del nostro protagonista, un quasi impassibile Owen (ma l'espressività non è  mai stata il suo punto di forza), che costituisce voce narrante in terza persona della propria vicenda e degli sviluppi che riguarderanno la sua vita, in cui tutto pare scorrergli addosso, divenendo egli stesso pedina e meccanismo di un ingranaggio, che avrà risvolti a sorpresa per lo stesso, ma il tutto con la giusta presa di distanza tipica degli inglesi di classe.
Un film misconosciuto, apparentemente minore, in cui nulla di emozionante sembra avvenire secondo i canoni estetici contemporanei, ma in cui è l'apparente moralità del suo protagonista, il suo codice etico di uomo e di conduttore del gioco a caratterizzare questo film, che vede ancora una volta un uomo solo e dalla scorza impenetrabile, costituire il perno della vicenda drammatica e a trasmettere il giusto fascino per lasciarsi coinvolgere dalla sua visione.

Nessun commento: