03/02/12

Shame

In questa immagine riempita dall'assenza dei corpi giaciutivi, la cui presenza passata è tangibile attraverso gli umori e le pieghe delle lenzuola di un talamo consunto, in cui non a caso il nostro protagonista viene ritratto all'inizio del film, quale corpo inerme, in attesa e successivamente figura nuda ripresa in una reiteratività di movimenti circolari che ne denotano la monotonia e atarassia affettiva, dimostrata dal disinteressamento verso i messaggi lasciatigli in segreteria da una voce femminile desiderante, è racchiuso il senso di un film opprimente nel descrivere le aberrazioni affettive del protagonista.
La vergogna che dà titolo al film è quella che lo stesso Brandon (Michale Fassbender) progressivamente vive nel confronto con se stesso e con coloro che intorno a lui sembrano cercare legami, che  costantemente e consapevolmente rifugge, spaventato forse da ciò che essi potrebbero rappresentare per se stesso.
Anche il rapporto con la sorella minore, figura femminile tormentata nella propria fragilità affettiva, di cui il regista non intende rivelarci le ragioni, costituisce lo specchio dell'anima del protagonista, famelico nel soddisfare i propri appetiti sessuali, senza particolari difficoltà, stante la sua condizione di benestanza e di apparente normalità ed eleganza esteriore, che con il procedere della storia lo condurrà verso una spirale di esasperazione e disperazione che il regista dimostra di saper condurre con abilità, schiacciando il protagonista in una gabbia architettonica ed affettiva costantemente angosciante.
Il sesso viene rappresentato in maniera parcellizzata come i corpi con cui si accoppia Brandon, trasmettendo il disagio di una sessualità deeroticizzata, cui pare non esservi scampo per lo stesso, anche quando potrebbe finalmente trovare pace alle proprie pulsioni autodistruttive.
Fassbender non è solo un corpo agile e ammirevole, ma anche un attore vero e proprio, in grado di trasmettere il disagio di un uomo apparentemente appagato dal proprio lavoro e dal successo con l'altro sesso, che Mcqueen dimostra di saper inquadrare e seguire attraverso immagini che ne amplificano la solitudine in una New York anonimizzante.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Era uno dei film che attendevo con grandi aspettative, mi ha deluso parecchio. Interpreti bravissimi, confezione impeccabile ma gelido come il ghiaccio.
Ne ho parlato anche dalle mie parti, se hai voglia di darci una occhiatina:http://uonderuoman.blogspot.com/2012/02/shame.html
p.s. bel blog!

Pereira ha detto...

grazie per il blog e bello il tuo articolo sul film. commenterò lì la tua recensione... ;-)