11/05/11

Hai paura del buio

Difficile per me non andare subito con la mente, trattandosi di Massimo Coppola, ex conduttore di MTV Italia e ora responsabile della casa editrice Isbn, all'album omonimo degli Afterhours, ma con l'aggiunta del punto interrogativo nel caso del gruppo di Manuel Agnelli.
Qui Coppola invece propone un'affermazione, una certezza sullo stato delle cose, sulle vite di due ragazze che si incrociano e s'incontrano per poi proseguire parallelamente su propri binari esistenziali e con scelte finali forse ben determinate.
Reduce dall'esperienza di Avere Ventanni, il cui titolo ammiccava all'omonimo film di Ferdinando di Leo, oggetto cinematografico anomalo, programma quello del nostro odierno autore televisivo e ora cinematografico che cercava di raccontare una generazione attraverso varie esperienze di vita in maniera comunque interessante e più originale di tanti real life et similia, Coppola racconta una storia di immigrazione e di lavoro in fabbrica indagando il paesaggio esterno ed interiore delle sue protagoniste, dimostrando che può e sa usare il mezzo a propria disposizione, nonché la musica extra ed intradiegetica dei Joy Division, che conosce il cinema e manifesta il suo amore per un certo tipo di cinematografia, ma ci si aspetta per il futuro una meno evidente accentuazione nell'uso dei campi strettissimi e sfocheggianti sui dettagli e sugli sfondi, portante all'estremo quell'idea zavattiniana d'inseguimento del protagonista comune.
Perché Coppola è evidente che ha delle cose da dirci e che quando vuole la sua regia e la sua scrittura sanno cogliere non solo spunti formali di indubbia eleganza, ma anche di sentimento e profondità come il confronto tra Eva e la donna rumena da lei pedinata durante il racconto.
Attendiamo dunque di vedere in futuro se il nostro neo regista saprà abbandonare certi vezzi registici, regalandoci sempre e comunque opere di un cinema italiano che potrebbe, come nel suo caso, parlare di tematiche rilevanti senza evidenti banalità e con il giusto garbo, al di là delle facili trappole narrative che certe vicende potrebbero offrire alla scrittura.

Nessun commento: