Solitamente il cinema di Rodriguez mi lascia piuttosto incerto sulle proprie finalità e non tutta la sua cinematografia mi ha spinto ad esaltarmi per le sue opere, ma in questo caso, contrariamente a coloro che con indubbia serietà e raziocinio lo stroncheranno, il film mi ha divertito molto, proprio per il suo essere così esibito nella sua sconcezza visiva di cinema di sottogenere, per quanto ammiccante e assai furbo nelle sue strizzate d'occhio allo spettatore cinefilo, eppure il film riesce a funzionare, alla faccia dei benpensanti.
Rodriguez realizza quello che era un falso trailer all'interno del progetto Grindhouse realizzato con l'amico Tarantino e sfrutta icone cinematografiche morte e sepolte per resuscitarle come zombie di un cinema che sa essere puramente tale nel senso di azione e movimento e divertimento distraente, ma non del tutto, delle coscienze spettatoriali.
Perché al di là della patina di violenza iperrealista, in fondo Rodriguez riesce a dire molte più cose in merito all'immigrazione di quanto vi siano riusciti altri film hollywoodiani sul tema e lo fa in maniera forse ingenua, esagerata, semplicistica a tratti, ma ad ogni modo facendo passare un messaggio critico evidente e attori come De Niro, Don Johnson, e Steven Seagal (gli zombi di cui si diceva) riescono ad apparire come figure preponderanti e necessarie all'interno di una storia che esalta come protagonista quel Danny Trejo, solitamente relegato a cammei di circostanza, ma che ne hanno comunque consentito il ricordo nell'immaginario cinematografico.
Rodriguez rielabora argutamente citazioni su citazioni, ma riuscendo a divertire per la rozzezza esplicita della storia e dei suoi protagonisti, riutilizzando e ironizzando su bellezze come Jessica Alba, Michelle Rodriguez e Lindsay Lohan (lei in particolar modo), che solitamente sono relegate ad un immaginario puramente estetico, ma senza per questo sminuirne le doti fisiche, anzi esaltandole, ma sempre con quel divertimento che si avverte immancabilmente da parte del regista e che a tratti rammenta il cinema di Russ Meyer.
Machete è un film esplicitamente rozzo, ipercinetico e maledettamente divertente per il suo modo di ridere e deridere il mezzo cinema stesso e grazie anche a quegli attori più o meno caduti in disgrazia o appannati dopo anni di successi più o meno goduti, che riescono a regalarci due ore di divertimento e humour nero, che di questi tempi è un vero toccasana per lo spirito.
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