Polanski ben prima di Carnage si era cimentato con il dramma da camera e con esiti e punti di partenza differenti. In questo caso gli inserti evidentemente politici che servono al regista per fornire una spiegazione ad un dramma che vede le parti in causa sovvertirsi nei ruoli, in cui la ex vittima diviene carnefice o aspirante giustiziere di torti e violenze subite durante un regime, che non diviene difficile identificare con quello di Pinochet e la sua polizia segreta, per non parlare del fisico nervoso e febbrile di Sigourney Weaver, posto a confronto con il gandhiano Ben Kingsley, irriducibile sino all'ultimo nel negare le proprie responsabilità, al punto da insinuare più di un dubbio sulla responsabilità attribuitegli dal suo carnefice, in modo da creare nello spettatore una tensione costante, acuita dall'isolamento del luogo e dalle condizioni atmosferiche esterne, quale metafora di un tormento che deve trovare un suo sfogo necessario.
Film circolare, ma che non denunzia esplicitamente tale specularità, che il finale disvelerà beffardamente agli occhi dello spettatore e dei suoi stessi protagonisti, in cui la musica di Schubert che dà il titolo al film rappresenta il tema portante della vicenda non solo da un punto di vista di cadenza drammatica, ma elemento traumatico e referenziale evidente per i suoi protagonisti.
Polanski riesce subito ad inserire elementi di tensione e di paura nella semplice descrizione della quotidianità di una coppia borghese che parrebbe trovarsi in una casa di villeggiatura, ma per essere poi smentiti da una serie di fattori che denotano un isolamento, una paura sottesa, dettati da pregresse ragioni politiche e sociali, che hanno influito ed influiscono nelle dinamiche relazionali dei protagonisti e persino l'entrata in scena del mite Kingsley pare presagire quella del lupo travestito da pecora, ma Polanski non cade in facili scelte drammaturgiche, dimostrando di saper comunque dominare la materia, per quanto possa apparire tematica non nuova e sufficientemente studiata e rappresentata, ma difficile non avvertirvi una mano stilisticamente più attenta di altre meno esperte nel maneggiare simili argomenti, prede spesso di semplicistiche e macchiettistiche soluzioni.
1 commento:
Un capolavoro, da Oscar (vigliaccamente negato, neanche la nomination!!!!!Sigourney è immensa!!!!!)
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