L'aspetto che più costringe a guardare con fare dubbioso questo film è la scelta di scrivere un'opera di finzione partendo da un fatto di cronaca d'oltreoceano, stranamente sfuggito all'attenzione e allo sfruttamento cinematografico americano, per essere assorbito dalla sensibilità d'oltralpe, che avrebbe potuto essere oggetto di un più efficace sguardo documentario. Genere quest'ultimo che avrebbe trovato terreno fertile nella narrazione di simile vicenda ed evitato forse presunzioni di fondo e attribuzioni di idee ed entusiasmi alle sue protagoniste, che seppur costringono il mondo degli adulti a porsi delle domande in merito, paiono trovare solo nella protagonista principale, rispetto alle altre compagne, sinceri dubbi e paure, che si dissolvono con estrema semplicità dietro ad un impeto dell'adolescenza che le porterà a perdersi e a non comprendersi del tutto.
Comprensione che sfugge anche al sottoscritto nel non riuscire a condividere completamente lo sguardo delle autrici e la drammaturgia messa in scena, che solo in alcuni momenti pare avere una sua efficacia di sguardo nel cogliere, non solo la desolazione e il decadimento di un luogo e di una geografia, ma anche gli entusiasmi di un'età ancora acerba in cui le figure maschili appaiono più che mai per quello che sono rispetto alle loro coetanee, immature e incapaci di comprendere appieno le scelte delle proprie coetanee.
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