18/05/07

Infamous

Film successivo e meno fortunato del più noto A sangue freddo (Capote), con protagonista il premio oscar Philip S. Hoffmann in un'interpretazione mimetica dello scrittore americano Truman Capote.
Infamous si distacca come toni e fotografia dal predecessore, tentando una propria strada narrativa che lo rende non meno riuscito e per certi aspetti più coinvolgente emotivamente per la sua volontà di partecipazione agli eventi più netta e forse partigiana. Questo perché il film, nella sua impostazione e sviluppo delle vicende, si divide in due parti ben definite, con toni inzialmente allegri e apparentemente scanzonati, come l'interpretazione canora iniziale della Paltrow subito ci introduce, ma è nella sua stessa performance, che assistiamo all'inserirsi di un momento di commozione, che pare presagire ad una seconda parte ben più drammatica, dove l'introspezione psicologica degli assassini e dell'uomo Capote divengono il fulcro principale di un dramma già noto a chi aveva visto A sangue freddo, ma con un maggiore coinvolgimento e partecipazione emotiva.
Se in A sangue freddo l'attenzione del racconto pareva incentrata prevalentemente sul disagio progressivo sviluppato dallo scrittore nella sua difficoltà a portare a termine la sua opera letteraria, al punto da sfinirlo mentalmente e fisicamente, manifestando un cinismo ed una freddezza che traspaiono sin dalla prima inquadrtaura, in Infamous quest'ansia è sì presente ma mitigata dal lato umano dei suoi protagonisti, messi a confronto tra loro per affrontare, come in una seduta psicanalitica, i propri traumi infantili ed esistenziali, senza per questo assumere toni didascalici o patetici.
Craig si dimostra efficace interprete nel rendere una figura criminale problematica che non può che affascinare Capote così da instaurare un rapporto dai risvolti ambigui, in cui la presunta omosessualità di Perry non è mai così netta e scontata, neppure attraverso il bacio con lo scrittore. Questo gesto, per quanto plateale, può considerarsi come una sorta di suggello affettivo ed emotivo tra due uomini che hanno trovato un omologo intellettivo con cui confrontarsi, e sviluppare riflessioni sulla proprie difficoltà esistenziali.
Saranno, infine, l'esecuzione della condanna a morte e l'uscita del libro di Capote a far emergere il lato più umano e sensibile di un uomo incapace di amare veramente, tanto da idealizzare di fronte ai propri amici, gli ultimi momenti di un criminale assurto ad ideale di intellettuale mancato e per questo capace di comprendere la natura proteiforme dell'uomo Capote.

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