Film realizzato per la Rai che riesce - nonostante i limiti intrinseci del mezzo televisivo e di una recitazione che risente inevitabilmente della letterarietà dei dialoghi - a riprodurre le atmosfere del romanzo di Pavese, recuperandone le tematiche legate alla giovinezza e alla formazione umana dell'individuo attraverso il contatto con la campagna d'origine, contrapposta alla mollezza dolente della città, luogo saturo di noia esistenziale che si perpetua nel contesto familiare dell'abbiente Poli e della sua compagna di vita.
La collina è ambiente pregno di umori e odori ancestrali, che inebriano e stimolano le giovani menti dei protagonisti, che a vario titolo si ritrovano a vivere un'estate di attese in parte deluse, dove il gioco della seduzione femminile è inevitabile, ma senza conseguenze tragiche, in cui il giovane Rino voce narrante e alter ego dello scrittore assiste e subisce anch'egli il fascino di uno stile di vita lontano dal suo modo di essere, in bilico tra la ripugnanza e l'attrazione, mentre immune e più impermeabile a certi giochi dell'anima appare Pieretto, che assiste divertito ai giochi di sguardi e di seduzione di un mondo decadente, che cerca risposte ad un dolore dell'anima, spesso chiamato semplicemente amore.
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