01/06/07

Lorna

Parabola morale delle più classiche, come dimostra l'incipit ammonitore del predicatore che avverte lo spettatore del percorso che sta per intraprendere all'interno dell'ennesima cittadina della profonda provincia americana, fotografata dallo stesso regista in un raffinato bianco e nero.
Meyer affina le unghie della propria critica sociale, attraverso la maschera di un cinema erotico sfrontato ed esuberante come le sue procaci protagoniste, per riflettere le ipocrisie e i pregiudizi di un'America retrograda e razzista, simile ad un girone infernale.
Lo spunto critico è dato dall'insoddisfazione prevalentemente a sfondo sessuale della protagonista, causa una certa legnosità del gentile e timido marito, incapace di offrirle quel piacere fisico e quel divertimento implicito dietro le luci della città da lei tanto sognate. Sarà un prestante evaso a far scoprire a Lorna quelle gioie trascurate e a farle dimenticare l'ingenuo Jim, costretto a difendere stoltamente l'onore della propria moglie di fronte alla sfrontatezza bifolca dei suoi compagni di lavoro.
Se l'originalità del film non è data dallo spunto narrativo, questa è da ricercare nella capacità di Meyer di incardinare - attraverso un montaggio alternato e un uso appropriato delle musiche per ogni personaggio e situazione - gli incroci del destino dei suoi protagonisti, contrappuntati e chiosati dai riferimenti biblici dell'evangelizzatore folle che ammonisce e presagisce le punizioni a venire dei suoi peccatori, manifestando un'ironia amara e a volte benevola nei confronti del povero e probo Jim, unica figura positiva in un contesto di dannazione eterna.

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