Stiller traspone un personaggio televisivo di propria invenzione in uno dei suoi film più divertenti e censori della cultura pop americana, in cui l'elemento parodistico è spinto all'eccesso e i personaggi dello show business reintepretano se stessi in un tourbillon di citazioni derisorio dello star system hollywoodiano e dell'Mtv style, come dimostra la cerimonia stessa di premiazione, che innesca un cortocircuito visivo e mediatico per i suoi stessi protagonisti.
La cultura americana di massa viene vivisezionata nei suoi aspetti più futili e artefatti, mediante un costante richiamo ad un'estetica anni '80, quale archetipo stilistico apparentemente mai démodé, da cui ne consegue un inevitabile regresso mentale dei suoi protagonisti, di fronte al monolite tecnologico e colorato della Apple, oggetto-simbolo dello stile ed eleganza più radical chic.
Stiller dimostra, pertanto, dietro l'apparente frivolezza di un racconto esiguo, di saper rappresentare le idiosincrasie della propria cultura, giocando con i suoi stessi marchi ed emblemi, mettendo in scena il suo corpo e la sua apparente inespressività con impagabile ed intelligente ironia.
La cultura americana di massa viene vivisezionata nei suoi aspetti più futili e artefatti, mediante un costante richiamo ad un'estetica anni '80, quale archetipo stilistico apparentemente mai démodé, da cui ne consegue un inevitabile regresso mentale dei suoi protagonisti, di fronte al monolite tecnologico e colorato della Apple, oggetto-simbolo dello stile ed eleganza più radical chic.
Stiller dimostra, pertanto, dietro l'apparente frivolezza di un racconto esiguo, di saper rappresentare le idiosincrasie della propria cultura, giocando con i suoi stessi marchi ed emblemi, mettendo in scena il suo corpo e la sua apparente inespressività con impagabile ed intelligente ironia.
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