09/11/07

Come l'ombra

"Come vuole l’ombra staccarsi dal corpo
Come vuole la carne separarsi dall’anima
Così adesso io voglio essere scordata"
(Anna Achmatova, “A Molti”, 1922)

Marina Spada riesce a condensare per immagini e grazie alla fotografia di Gabriele Basilico lo straniamento e la solitudine percepibili in un'estate metropolitana attraverso la geografia desolante di una Milano inusuale, periferica, asfittica come l'esistenza chiusa e ombrosa della protagonista, di cui conosciamo i gesti semplici, quotidiani che ne cadenzano la vita e che ci trasmettono una malinconia ed un malessere sottili, che pare smuoversi solo nel momento in cui viene a contatto con Olga (Karolina Dafne Porcari) ed in particolare con la sua misteriosa sparizione. E' come se quest'evento riuscisse a dare un senso ad una quotidianità vissuta meccanicamente, senza intensità o passione, lasciando che ogni giorno trascorra uguale all'altro senza un moto di cambiamento e dove anche un incontro d'amore appartiene ad un'opaca routine ed una potenziale vera passione, nasconde verità inconfessabili.
Emblematica la figura di Boris (Paolo Pierobon), uomo che dissimula e svicola ogni verità come l'ambiente circostante che con la sua indifferenza, omertà e cinismo tende a seppellire tutto sotto una coltre di silenzio e allora come un'ombra che vive grazie alla luce che la proietta e che dipende dal corpo cui appartiene, Claudia (Anita Kravos) desidera pure lei come i versi della Achmatova staccarsi da quel corpo, il suo corpo, forse per trovare un senso ad un'esistenza che non pare riuscire a comprendere o raggiungere, intrappolata tra gli immensi spazi vuoti della periferia in cui pare essere rimasta imprigionata.

Nessun commento: