31/12/07

L'età barbarica

Titolo ammiccante come la locandina nel voler richiamare i due precedenti lavori di Arcand, di cui costituisce la chiusura, ma con nuovi protagonisti e con un titolo, quello originale (L'age des tenebres) che trasmette in maniera più adeguata di quello nostrano il senso di smarrimento in cui si ritrova il protagonista.
Jean-Marc (Rufs Wainwright) è un funzionario governativo del Quebec che vive costantemente in un mondo di fantasia, o meglio in una realtà rimodellata di volta in volta in base alle proprie pulsioni e desideri del momento, spesso burleschi e grotteschi, a volte cinici, ma in fondo antidoti contro il grigiore plumbeo di una realtà che non pare trasmettere più alcuna speranza, come dimostra il suo stesso lavoro, volto a fornire un aiuto impossibile a coloro che si rivolgono al suo sportello per ottenere ausilii dallo stato.
Jean-Marc progressivamente si accorge della vanità di tale fuga sino ad una progressiva presa di coscienza che lo induce ad una scelta drastica ed apparentemente inevitabile.
Arcand dissemina un'ironia amara ed un senso di gravida cupezza che si accresce con il passare del tempo, tanto da rendere lo spettatore cosciente e consapevole della determinazione del protagonista, che può apparire, scontata e vigliacca, ma Arcand stesso non sembra voler proporre altra soluzione, di fronte ad una realtà che sembra ormai respingerci attraverso la sua rigida programmaticità, priva di ogni calore e tepore umano.

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