08/01/08

La promessa dell'assassino

Cronenberg realizza un noir apparentemente sottotono che deluderà i fan della prima ora, ma che rappresenta un ulteriore tassello dell'evoluzione stilistica dell'autore, il quale non filma più i corpi e la loro mutazione in chiave orrorifica, ma sempre più in veste esistenziale ed intima.
Questa volta sono i tatuaggi quale segno tangibile e semantico l'elemento significante delle esistenze raccontate in questa cupa vicenda di morte e malavita, in cui tutto appare dimesso e distante, come il compassato Nickolai (Viggo Mortensen), di cui si intuisce la vera natura sin dalle prime battute, che si troverà a dover fare i conti con la propria moralità, sempre in bilico all'interno del mondo della malavita russa e quello esterno di chi non vi appartiene e ne viene a contatto suo malgrado.
Cronenberg non si astiene dal rappresentare la violenza insita in una vicenda così fosca, in cui emergono aspetti psicologici ed esistenziali che definiscono a tutto tondo i vari personaggi, restituendoceli attraverso una luce nuova ed inquietante. La morte viene rappresentata senza compiacimenti spettacolari ma virata su toni realistici che ne restituiscono tutto il disagio ed orrore estetico, mediante sequenze coreograficamente perfette nella loro intensità d'azione e violenza.
Un film che cresce progressivamente a distanza di tempo dalla sua visione, con un duplice finale che come ogni degno noir contrappone alla speranza di una nuova esistenza dei salvati, la lucida presa di coscienza della condizione di chi è sommerso, in un mondo di fosca violenza e morte.

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