03/12/07

Tideland

Gilliam realizza un film non lontano dalla visionarietà disturbante del suo precedente Paura e delirio a Las Vegas e pare riuscire a farvi confluire quegli incubi ed immagini allucinogene che sono venute meno nel progetto I fratelli Grimm, in cui il regista si è dovuto adeguare ad un gusto più commerciale, senza però ottenere i risultati sperati dalla casa di produzione.
Questo film men che meno può aspirare a un miglior esito d'incassi, ma almeno Gilliam ha potuto dar sfogo alle sue idee e alle sue pulsioni visive realizzando un'opera che può suscitare pareri discordanti proprio per il debordante accumulo di colori e sensazioni immaginifiche, creando una storia decisamente crudele e folle, in cui spicca la sorprendente Jodelle Ferland, in grado di reggere l'intera vicenda, che procede faticosamente attraverso visioni che sono il frutto della fantasia spiccata della bambina che richiamano inevitabilmente Alice nel Paese delle Meraviglie e attraverso lo specchio, ma in chiave ancor più grottesca e quasi lisergica.
Difficile dire se sia un film da giudicarsi positivamente, in quanto lascia dei dubbi e delle perplessità, come il romanzo di base, pare quasi scritto a tavolino per essere trasposto per immagini da Gilliam, a differenza del summenzionato Paura e delirio a Las Vegas. Sicuramente un divertissement per il regista, che dimostra di avere qualcosa da dire, ma che si spera possa affinare al prossimo film, riuscendo a plasmare la materia in maniera più adeguata, senza sprecare attori, forse ormai cadaveri di se stessi come Jeff Bridges, cui si potrebbe dare ancora un'opportunità espressiva più adeguata.

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