
Allen si divide tra New York, Parigi e Venezia, affidando alla voce narrante della figlia il compito di descrivere le vicende di una famiglia allargata, in cui tutto appare equilibrato pur nella propria frivolezza radical chic, che Allen si diverte a deridere con garbo e sensibilità, come al suo solito, riuscendo a rendere partecipi della musicalità del film attori che paiono ben lontani dal genere, senza apparire mai stucchevole.
Peccato che per chi scrive la Roberts appaia quasi distante e fuori posto all'interno di un contesto d'attori azzeccato in cui spicca un Tim Roth grandioso nel suo ruolo di ex carcerato paranoico e carnale, che smuove un poco l'ambiente domestico, ma senza per questo determinare le consuete tragedie o drammi che ci si aspetterebbe dalla vita e da un film di Woody Allen, nonostante il sarcasmo di fondo, perché questa volta i toni sono sopsesi ed il regista newyorkese ha voglia di felicità, seppur velata di una certa malinconia di fondo, ma almeno con un sorriso costante lungo l'arco di tutto il racconto.
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