29/05/08

Be Kind Rewind

Gondry ama il cinema e lo dimostra ancora una volta, forse in maniera quasi totale, ma in fondo discreta e divertita com'è nel suo stile artigianale ma non per questo sciatto, anzi lo si potrebbe definire incredibilmente sofisticato per i risultati ottenuti sinora. Gondry condensa ancora una volta come nel precedente L'arte del sogno la sua poetica e la propria idea di cinema, con tutte le sue tematiche ed iconografie predilette, già viste nei suoi videoclip musicali su MTV, di cui ci disvela i trucchi, ovvero la magia del cinema e del suo farsi immagini in movimento.
Potrebbe sembrare un'operazione nostalgica quella realizzata dal regista, ma non viene posto in essere un rimpianto nostalgico alla Bogdanovich successivo al mirabile Targets e tipizzato ne L'ultimo spettacolo o Paper Moon, ma in realtà una volontà propositiva a ricreare e a sperimentare sempre e comunque con la m.d.p.
L'imprevisto della smagnetizzazione delle videocassette, aspetto questo già di per sé anacronistico in una realtà in cui impera il dvd e lo stile videoteca Blockbuster, come traspare con una certa evidenza dal film, non viene rappresentato in maniera ricattatoria o vittimistica, ma come un comico accidente nel contesto locale di una cittadina legata alla propria videoteca di fiducia, incastonata in un vecchio edificio d'epoca, in cui pare essere nato e vissuto Fats Waller e quindi viste e vissute come oggetto di consumo consueto per quella realtà, nonostante l'esistenza di nuovi e più duraturi supporti tecnologici.
L'imprevisto diviene così occasione per i suoi protagonisti di reinventarsi i film richiesti dai propri clienti sino al loro diretto coinvolgimento nella realizzazione tanto da assaporare il gusto di realizzarli con i pochi e rudimentali strumenti a disposizione, ma per questo senza perderne in qualità, anzi, riscoprendone la magia, tanto da unire alla fine le forze con la teconologia moderna per proiettare un vero e proprio film originale e far riscoprire alla gente anche la propria identità di gruppo.
Forse un po' stucchevole di questi tempi come rappresentazione della realtà e del potere unificatore del cinema, ma Gondry è un abile artigiano che non si compiace, che ama sperimentare perché ha un animo infantile ed in fondo non vuole proporci un lieto fine forzato e fasullo, che non c'è, ma una riflessione sulla capacità di poter sognare con il cinema, anche e soprattutto provando a realizzarlo da sé con i pochi mezzi a disposizione che ci circondano, come il sito ufficiale del film ci ricorda, spiegando come si realizza un film "sweded" da noi tradotto in "maroccato", che nell'originale sta ad indicare la provenienza svedese dei film artigianali realizzati dai protagonisti, atta a giustificarne i tempi lunghi di realizzazione e l'apparente qualità artigianale.

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