20/05/08

Gomorra

Difficile trasporre un libro inchiesta come quello di Saviano, pertanto Garrone ed i suoi sceneggiatori erano consapevoli di ritrovarsi di fronte ad una materia febbrile e magmatica di difficile traduzione per immagini, ma la scelta di scrittura operata non pare aver funzionato del tutto. Gomorra è sicuramente un film visivamente efficace e ad effetto, privo di quella retorica o sensazionalismo tipici della fiction televisiva, anzi, si avverte nello sguardo del regista una cruda analisi di una realtà localizzata scevra da affettazioni stilistiche compiaciute, che denota sequenze drammatiche di notevole secchezza e asprezza in cui i movimenti di macchina non sono mai fini a se stessi, ma sembrano costruire una tela narrativa che rispecchia lo sguardo etnologico del regista, che non rinuncia ad insinuarsi ogni volta nelle geometrie architettoniche opprimenti delle periferie, e a descrivere percorsi ben definiti lungo traiettorie filmiche delineate, ma il difetto e limite principale dell'opera cinematografica è quello di limitare il proprio sguardo, la propria attenzione alla realtà locale, come se la Camorra fosse una mera questione di quartiere, di clan che si affrontano e che commerciano loscamente o si occupano di smaltimento di rifiuti.
E' come se la scrittura del film non fosse stata in grado di raccontare il fenomeno, analizzato accuratamente da Saviano, al di fuori dei propri confini di quartiere, offrendocene una visione localizzata, limitata geograficamente e per questo retorica o meglio macchiettistica, e che tanto piace all'estero ma che non affronta come dovrebbe il problema quale male endemico che tutti ci riguarda e comprende. Vi sono solo degli accenni, degli spunti, che rimangono alla fine non sufficientemente sfruttati ed approfonditi, come il personaggio di Servillo che molto avrebbe potuto offrire al respiro del racconto e che ad ogni sua comparsa sullo schermo si risolleva magicamente. Si ha così l'impressione di un film in parte pasoliniano, per la scelta di attori non professionisti ed uno sguardo alle periferie estreme, ma non basta questo a risollevare l'opera da un'idea narrativa che nulla aggiunge alle storie di miseria e malavita, salvo sequenze drammaticamente realistiche ed agghiaccianti, ma che non si ritiene possano veramente riscuotere le nostre coscienze ed aiutarci a riflettere come altrettanto tenta di fare l'omonimo romanzo di Saviano.

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