
Molaioli ci depista, ci confonde le idee e c'insinua dubbi e domande e ci convince di avere già una risposta, ma sono falsi indizi atti a sviare le impressioni scaturibili da ciò che si vede e c'invita ad andare più a fondo come la sua stessa m.d.p. dimostra, circuendo i suoi protagonisti per distillarcene gli aspetti esistenziali ed umani sino alla risoluzione del caso da parte di un sempre straordinario Toni Servillo, che si aggira nelle pieghe delle morbosità e dei segreti delle persone con eleganza e malinconia, in una storia in cui il filo conduttore è la malattia, la degenerazione mentale, mentre per il protagonista è rappresentata da una dermatite anomala che lo infastidisce, forse la manifestazione esteriore del proprio fastidio per un dolore interiore più profondo che lo coinvolge come marito e come padre, ma non gli impedisce di andare a fondo e di capire il perché di una morte così misteriosa ed ingiustificata.
Molaioli ci racconta a suo modo esistenze comuni, legate dal dolore degli affetti lesi e dall'incapacità ad accettare la malattia e la sua irreversibilità fino al desiderio estremo di annullamento di colui che si ama e si è amato, e per il commissario è in fondo un percorso di crescita e di presa di coscienza del dolore e della possibilità di sopravvivere ad esso.
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