17/05/08

Tirate sul pianista

Film considerato minore nella cinematografia di Truffaut costituisce comunque un tassello non insignificante della sua evoluzione poetica e della sua idea di cinema e di critico, volta a rappresentare un genere come il noir e trasformarlo in un film tipicamente proprio, d'autore.
Tratto dal romanzo Sparate sul pianista di David Goodis, romanziere dolente e disperato, capace di raccontare storie amarissime e nere di sofferenza, tanto da aver ispirato anche un altro film emblematico del genere come La fuga con Humprey Bogart e Lauren Bacall, ma con esito ben diverso rispetto al romanzo d'origine, il testo di partenza costituisce un pretesto per Truffaut per trasporre per immagini la sua visione dell'amore e delle donne, la loro bellezza e dolcezza, che siano prostitute o semplici cameriere di una bettola parigina e lo si perecpisce dai diaologhi sulla fenomenologia femminile e dell'eros o dai monologhi del silenzioso e riservato protagonista, un compassato ma efficace Aznavour, che costituisce un alter ego del regista e del suo personaggio feticcio Antoine Doinel.
A Truffaut non pare interessare molto l'impianto criminale della vicenda per costruire così un racconto versatile, in cui si alternano momenti ironici ad altri più malinconici, sino al suo dipanarsi verso un finale fedele al romanzo, in cui la solitudine dell'individuo truffautiano è vista con compassionevole compartecipazione, quale condizione inevitabile, dovuta ad un destino cinico e baro cui non si può sfuggire, come sembrano ricordarci ogni volta le pagine amare di David Goodis.

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