12/10/08

La classe

Cantet adotta ora più che mai uno sguardo documentario per trattare un tema sociale come la scuola, come se per questo tipo di discorso non fosse possibile altro approccio plausibile, e che ci dimostra come ogni contemporaneo tentativo nostrano di rappresentazione di un contesto così variegato e complesso sia facilmente riconducibile a semplici macchiette o ad un'analisi superficiale, in ogni caso accattivante per il grande pubblico.
Basti pensare al cinema e alla televisione nostrani e al modo con cui hanno sinora affrontato tale tema in maniera approssimativa, riducendolo ad argomento da commedia, che quasi ci porta a rimpiangere il filone erotico-scolastico del passato, rispetto alla piattezza del cinema di genere "liceale" sinora propostoci, con esiti di grande successo, ma che non portano a nessuna riflessione utile, anzi rassicurandoci come sempre e come ci conviene a differenza degli esiti nient'affatto accomodanti di quest'ultimo lavoro del regista francese.
Cantet indaga senza mezzi termini il rapporto tra un insegnante e la propria classe multietnica, aspetto significativo e imprescindibile nella nostra società contemporanea, dimostrando come si possa parlare di temi sociali senza retorica o condiscendenza, ma anzi mostrando errori, debolezze ed incertezze da entrambe le parti della barricata.
Il regista non si sofferma a descrivere quello che è il contesto estraneo alla scuola, per concentrarsi e fissare il proprio, il nostro sguardo in un ambito spaziale limitatissimo, entre les murs appunto, restituendoci con vibrante realismo il rapportarsi costante e non privo di asperità tra un insegnante, che non vive il proprio ruolo come una missione, ma come uomo, individuo con tutti i suoi pregi e difetti, e che tenta a suo modo di stimolare i propri studenti, e di comprendere con i propri colleghi le difficoltà dell'educazione contemporanea.
Un film che induce lo spettatore ad una visione non comune e non compiaciuta, in cui la parola, lo sguardo della m.d.p., attenta nel muoversi con sufficiente distacco tra i suoi protagonisti, ci porta a porci delle domande e a non offrire risposte accomodanti o semplicistiche.

Nessun commento: