Film di innegabile asciuttezza ed asprezza nel tratteggiare l'anomala vicenda di un aspirante pianista, incapace di superare le proprie ansie da palcoscenico e costretto a lavorare come riscossore del denaro dato a prestito dal padre strozzino, mediante metodi pochi ortodossi, in una New York in cui si contrappongono l'opulenza dei ristoranti frequentati dal protagonista a quelli dei bassifondi in cui si aggira con il proprio registratore portatile per inseguire i debitori paterni.
In Italia noto con il titolo di Rapsodia per un Killer, titolo che non restituisce l'incisività dell'originale Fingers, con evidente riferimento alle dita di Jimmy (Harvey Keitel), che picchietta ossessivamente seguendo il ritmo delle canzoni ascoltate con il suo registratore portatile.
Keitel ci regala un'interpretazione mirabile di un individuo complesso e complessato, masochista nelle sue scelte sentimentali e nell'accettare un padre usuraio, che lo costringe a svolgere un ruolo che non sempre pare essergli ben accetto, sino alla tragedia finale, che lo condurrà ad una scelta estrema e definitiva, che ne segnerà l'esistenza.
Toback non si astiene dal rappresentare la sordidezza dei bassifondi e la morbosità dei rapporti che coinvolgono i vari personaggi che ruotano intorno a Jimmy, a partire dai propri genitori, sino alla donna da lui amata, anch'essa invischiata in ambienti della prostituzione o pseudotali.
Il film è stato poi rifatto da Audiard, riadattando alcuni aspetti del racconto e rendendolo per certi versi visivamente meno aspro, ma sicuramente intenso ed amaro, dove il senso di sconfitta morale ed esistenziale è molto più marcato.
Toback da buon americano colpisce duro allo stomaco e lascia di stucco per la secchezza narrativa e il non compiacersi, neppure quando la violenza si fa insostenibile, ma in fondo egli rappresenta un mondo sporco e cattivo e la follia che lo pervade, attraverso una circolarità narrativa che ci riporta sempre e costantemente allo stesso punto di partenza, in una sorta di girotondo infernale da cui non si può sfuggire neppure attraverso la musica.
In Italia noto con il titolo di Rapsodia per un Killer, titolo che non restituisce l'incisività dell'originale Fingers, con evidente riferimento alle dita di Jimmy (Harvey Keitel), che picchietta ossessivamente seguendo il ritmo delle canzoni ascoltate con il suo registratore portatile.
Keitel ci regala un'interpretazione mirabile di un individuo complesso e complessato, masochista nelle sue scelte sentimentali e nell'accettare un padre usuraio, che lo costringe a svolgere un ruolo che non sempre pare essergli ben accetto, sino alla tragedia finale, che lo condurrà ad una scelta estrema e definitiva, che ne segnerà l'esistenza.
Toback non si astiene dal rappresentare la sordidezza dei bassifondi e la morbosità dei rapporti che coinvolgono i vari personaggi che ruotano intorno a Jimmy, a partire dai propri genitori, sino alla donna da lui amata, anch'essa invischiata in ambienti della prostituzione o pseudotali.
Il film è stato poi rifatto da Audiard, riadattando alcuni aspetti del racconto e rendendolo per certi versi visivamente meno aspro, ma sicuramente intenso ed amaro, dove il senso di sconfitta morale ed esistenziale è molto più marcato.
Toback da buon americano colpisce duro allo stomaco e lascia di stucco per la secchezza narrativa e il non compiacersi, neppure quando la violenza si fa insostenibile, ma in fondo egli rappresenta un mondo sporco e cattivo e la follia che lo pervade, attraverso una circolarità narrativa che ci riporta sempre e costantemente allo stesso punto di partenza, in una sorta di girotondo infernale da cui non si può sfuggire neppure attraverso la musica.
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