Si dovrebbe impedire ormai a Giovanni Veronesi di continuare a propinarci questo genere di film insulsi e decerebrati, in cui emerge una totale incapacità di scrittura e di regia, dove si evidenzia l'inettitudine completa nel saper scrivere delle commedie, pur avendo a disposizione fior fiore di stereotipi sugli italiani nel mondo.
Un film in due episodi che non ha né capo né coda, dove tutto sembra appiccicato con del nastro adesivo scadente e i raccordi narrativi sono insensati e posticci, con un dispiego ed uno spreco di attori imbarazzante, come il tentativo di comicità ormai bolsa di un Verdone definitivamente schiavo delle sue mossette e dei suoi tick ormai vezzosi e ridicoli, perso in una storia che vira ad un certo punto nel dramma gratuito della criminalità di stampo russo.
Persino la coppia Castellitto/Scamarcio si presenta come male assortita e inadeguata nel rappresentare un rapporto generazionale che avrebbe potuto, forse nelle mani del Salvatores dei primi tempi diventare un'interessante avventura picaresca, ma che in quelle del sopravvalutato Veronesi diviene una storiella scialba, confusa e deprecabile, dove non si riesce a ridere e l'indignazione ti assale inevitabilmente, per l'impiego ormai frustro della pubblicità occulta e per i ringraziamenti finali a familiari o giornalisti, che hanno contribuito ancora una volta a restituirci un film che aspirerebbe ad essere commedia vecchio stile, ma che in realtà ha in sé l'incapacità totale di saper raccontare delle storie divertenti, per diventare spesso buonista in maniera stucchevole, con chiosa finale di un triste Verdone che si profonde in un'imitazione dei dialetti e delle parlate nazionali sospese su un'Italia fuoriuscita da una puntata di Art Attack.
Film così, seppur incassino e si vantino di aver ricevuto il contributo statale per la loro realizzazione che tanto campeggia in primo piano, senza tener conto degli sponsor finali, andrebbero decisamente disertati per la loro carenza evidente di meriti artistici e di divertimento, che ci si aspetterebbe da delle commedie nostrane.
Un film in due episodi che non ha né capo né coda, dove tutto sembra appiccicato con del nastro adesivo scadente e i raccordi narrativi sono insensati e posticci, con un dispiego ed uno spreco di attori imbarazzante, come il tentativo di comicità ormai bolsa di un Verdone definitivamente schiavo delle sue mossette e dei suoi tick ormai vezzosi e ridicoli, perso in una storia che vira ad un certo punto nel dramma gratuito della criminalità di stampo russo.
Persino la coppia Castellitto/Scamarcio si presenta come male assortita e inadeguata nel rappresentare un rapporto generazionale che avrebbe potuto, forse nelle mani del Salvatores dei primi tempi diventare un'interessante avventura picaresca, ma che in quelle del sopravvalutato Veronesi diviene una storiella scialba, confusa e deprecabile, dove non si riesce a ridere e l'indignazione ti assale inevitabilmente, per l'impiego ormai frustro della pubblicità occulta e per i ringraziamenti finali a familiari o giornalisti, che hanno contribuito ancora una volta a restituirci un film che aspirerebbe ad essere commedia vecchio stile, ma che in realtà ha in sé l'incapacità totale di saper raccontare delle storie divertenti, per diventare spesso buonista in maniera stucchevole, con chiosa finale di un triste Verdone che si profonde in un'imitazione dei dialetti e delle parlate nazionali sospese su un'Italia fuoriuscita da una puntata di Art Attack.
Film così, seppur incassino e si vantino di aver ricevuto il contributo statale per la loro realizzazione che tanto campeggia in primo piano, senza tener conto degli sponsor finali, andrebbero decisamente disertati per la loro carenza evidente di meriti artistici e di divertimento, che ci si aspetterebbe da delle commedie nostrane.
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