Fa piacere constatare che Anne Hathaway possa essere qualcosa di meglio della solita attricetta da commedia hollywoodiana macina soldi e idiozia, dimostrando di essere un'interprete una volta tanto degna di tale titolo, grazie ad un regista come Demme che punta su uno stile a basso costo e all'impiego della camera a mano, che potrebbe mandare già in brodo di giuggiole molti cinefili, ma che in realtà dimostra di essere più del solito film indipendente, con attori famosi che si prestano ad un progetto interessante e inusuale per i loro ruoli consueti.
Film che ha in ogni caso dei contenuti da esprimere e lo fa senza facile pietismo o patetismo, anzi riuscendo a trasmettere il senso di disagio e fastidio provato dai familiari in un momento importante e fondamentale per una delle protagoniste, in cui emergono problematiche e ritrosie mai sopite, che la Hathaway riesce ad incarnare perfettamente nel suo corpo sufficientemente nervoso ed impacciato, quale frutto della riabilitazione da alcool e droga.
Demme risulta meno interessante e stanco nel suo dilungarsi sui momenti festivi, in cui non riesce più di tanto ad interessare, lasciando una sensazione di dubbio gusto da parte degli americani nel celebrare certi tipi di matrimonio, e dove traspare con dolore il distacco impenetrabile ed inconoscibile della madre delle protagoniste (Debra Winger), che lascia aperti molti sottintesi e domande che giustamente Demme ha lasciato senza risposta, ma che il regista avrebbe in ogni caso potuto focalizzare maggiormente, quale contrapposizione al momento di festa sempre a rischio frattura, che però Demme non banalizza affatto, restituendoci un film imperfetto, con una recitazione corale intensa e riuscita.
Film che ha in ogni caso dei contenuti da esprimere e lo fa senza facile pietismo o patetismo, anzi riuscendo a trasmettere il senso di disagio e fastidio provato dai familiari in un momento importante e fondamentale per una delle protagoniste, in cui emergono problematiche e ritrosie mai sopite, che la Hathaway riesce ad incarnare perfettamente nel suo corpo sufficientemente nervoso ed impacciato, quale frutto della riabilitazione da alcool e droga.
Demme risulta meno interessante e stanco nel suo dilungarsi sui momenti festivi, in cui non riesce più di tanto ad interessare, lasciando una sensazione di dubbio gusto da parte degli americani nel celebrare certi tipi di matrimonio, e dove traspare con dolore il distacco impenetrabile ed inconoscibile della madre delle protagoniste (Debra Winger), che lascia aperti molti sottintesi e domande che giustamente Demme ha lasciato senza risposta, ma che il regista avrebbe in ogni caso potuto focalizzare maggiormente, quale contrapposizione al momento di festa sempre a rischio frattura, che però Demme non banalizza affatto, restituendoci un film imperfetto, con una recitazione corale intensa e riuscita.
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