02/02/09

Valzer con Bashir

Quello di Ari Folman è un viaggio lento e doloroso nell'assenza del ricordo, di una memoria addormentata, apparentemente cancellata, che porta sofferenza per il semplice fatto di non riuscire ad emergere, chissà nascosta dove, come cenere apparentemente sopita, che si vuole far riemergere per riconciliarsi con le proprie responsabilità di uomo, di soldato e di intellettuale.
Un film intenso e assai dolente, vero proprio nella sua capacità di adottare l'animazione per raccontare una verità scomoda del recente passato d'Israele, senza retorica o facili prese di posizione, riuscendo a dimostrare come il senso di colpa, la sindrome della sopravvivenza agli orrori di un conflitto, sia assimilabile a quella di coloro che sono scampati ai campi di concentramento, ma senza espletarlo mai come ricatto morale e anzi rendendo universale la sensazione di coloro che hanno combattuto dei conflitti, senza capirne fino in fondo le ragioni, sublimandone con il tempo il ricordo, quali reduci di una memoria scomoda, che si vuole riacquistare per comprendere se stessi e ciò che si è stati in allora.
Il ritmo lento e l'animazione stilizzata accentuano il senso di grave pesantezza morale di una memoria perduta, che fatica ad emergere, fino a tramutarsi in immagini oniriche cariche di significati inconsci e di sensi di colpa, che dimostrano come vi sia una coscienza critica ed intelligente anche all'interno dello stato d'Israele e come sia possibile e giusto dialogare con individui come Folman, per capire, riflettere e perdonare gli errori di un conflitto inutile ed infinito.

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