31/03/09

L'onda

La Germania come altre democrazie, a differenza del nostro paese, riesce a suo modo a rielaborare e discutere temi scottanti del proprio passato, cercando di virarli in chiave contemporanea e riflettendo non così banalmente su di essi.
Film programmatico nella propria rappresentazione della possibilità concreta della reinstaurazione di un'autocrazia e le derive politiche che essa può comportare, come il rischio evidente nel caso della Germania del ripetersi di un fenomeno che ha interessato il paese in primis ed il mondo intero, e che ci ricorda come certi pericoli e rischi di instaurazione di modelli sociali perturbanti possano trovare ancora terreno fertile nelle coscienze degli individui, ed in particolar modo nelle menti giovani facilmente plasmabili.
Evidenti dunque i richiami al nazismo e al fascino da esso suscitato nei suoi adepti, tranne le poche voci fuori dal coro che vi si contrappongono in un percorso che ricalca stilemi storici e narrativi ben noti.
Potrebbe essere un limite intrinseco quello di ripescare aspetti e sviluppi tipici del tema, ma è innegabile il disagio che riesce comunque a trasmettere quest'opera nel raccontare un tentativo di unione omologante, che pare annullare le differenze per poi inevitabilmente portare all'esclusione di chi non intende aderire a tale adeguamento ideologico, anche se non viene in essere un'idea politica precisa, ma solo una necessità di appartenenza ad un nucleo sociale e familiare che unisce apparentemente persone tra loro distanti, facendo emergere inevitabili disagi e debolezze degli individui, sino alla loro degenerazione umana.
Il finale inevitabilmente deve tirare le fila del discorso con le scontate conseguenze che esso comporta, tant'è che appare forse semplicistico il riavvicinamento di alcune figure fino a quel momento contrapposte e la parata finale che chiude specularmente il film, in cui si riversano tutti coloro che avevano appoggiato o avversato tale progetto, ma si apprezza comunque lo sguardo d'insieme dell'opera che riesce ad insinuare il disagio e la paura per certe derive populistiche, che ogni tanto e spesso si affacciano pericolosamente nel nostro quotidiano e che chissà se saremo mai in grado di fermare tempestivamente, memori delle lezioni passate.

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