Il nuovo Star Trek di J. J. Abrams è l'esempio di come un prequel possa costituire fonte di successive rielaborazioni narrative di una saga con caratteristiche e dinamiche ben delineate.
Se i prequel di Star Wars erano un'appendice necessaria, più a Lucas che alla fantasia dello spettatore, per spiegare le origini dei suoi personaggi, quelli che sono seguiti in questi anni in altri ambiti epici, costituiscono una sorta di ibrido tra una genesi e un riavvio del sistema in cui l'iconografia dei personaggi viene trasfigurata o meglio ritoccata, riveduta e corretta per consentire nuovi sviluppi alla storia e giustificarne deviazioni e devianze che come in questo caso potrebbero deludere i fan della serie fantascientifica per eccellenza.
Abrams, infatti, ha dichiarato di non essere un trekker, come a volersi giustificare delle proprie scelte di rimaneggiamento caratteriale di alcuni personaggi ben consolidati nell'immaginario dei fedelissimi della saga, ma ciò viene giustificato proprio da uno di quei paradossi temporali, tanto cari alla scienza e alla fantascienza, che costituiscono uno dei punti cardine delle vicende di Lost di cui Abrams è uno degli ideatori. Egli, infatti, non a caso e decide di trasfondere tale principio fisico nel prequel di Star Trek per creare un nuovo passato per i suoi protagonisti, così da giustificare forse i futuri film, se mai vi saranno.
Così assistiamo a scontri e confronti tra due dei protagonisti simbolo della serie, il Capitano Kirk (Chris Pine) e il dr. Spock (Zachary Quinto), quest'ultimo segnato dalle proprie emozioni in maniera mai vista nella serie, il tutto condito da una certa ironia che ogni tanto aiuta a smorzare i toni e a rallentare il ritmo di un film che spinge il piede sull'acceleratore come il suo protagonista, sempre in bilico su precipizi nel vuoto, una costante quasi routinaria, che può apparire un po' scontata e ripetitiva, e che sfrutta adeguatamente i propri effetti speciali nella riproposizione dei consueti scontri interstellari, questa volta con un vascello inquietantemente oscuro e minaccioso come il suo capitano Nero, una sorta di Nemo a contrario, il cui transatlantico stellare si protende sinistro verso i suoi avversari e il loro futuro tutto da riscrivere.
Film godibile alla fine, che come si diceva sicuramente deluderà i fan della serie, ma almeno Abrams ha avuto il pregio di osar cambiare le carte in tavola, proponendo una nuova modalità possibile della storia e dei suoi protagonisti, volti della televisione americana cui lo stesso Abrams ha contribuito a generarne la fama, puntando sui temi a lui cari del sacrificio e dell'amicizia, che ogni tanto vengono salvati da rischiose cadute nell'involontariamente ironico a causa di una certa drammaticità sopra le righe, proprio da quell'ironia voluta e inserita al momento giusto che rende il film meno pretenzioso di quello che potrebbe sembrare.
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