16/06/09

Lasciami entrare

Gli amanti della saga di Twilight potrebbero non essere interessati a questa storia di semplici affetti e amicizia d'infanzia in chiave pseudo horror, in cui l'età preadolescenziale è ancora vista nei suoi aspetti ingenui e gentili, soprattutto nella rappresentazione trattenuta e sussurrata delle pulsioni affettive dei suoi protagonisti, che potrebbe apparire innaturale rispetto alla realtà attuale, in cui il sesso e la sessualità riguardano ormai in maniera preponderante anche quell'età, in cui ancora non si dovrebbe o si potrebbe conoscere appieno le proprie ansie erotiche, ma Alfredson ci restituisce intelligentemente la crudeltà che invece è insita nell'animo dei bambini, rappresentandola con veridicità e lucidità avulsa da moti sensazionalistici.
Oskar (Kare Hedebrant) è un dodicenne vittima delle attenzioni sevizianti di alcuni suoi compagni di scuola, seppur con debiti distinguo che ne determineranno la sorte finale, il quale vive una solitudine tipicamente infantile per chi dimostra una certa predisposizione all'intelligenza e alla conoscenza, schernito pertanto dal mondo istituzionale incarnato dal poliziotto che rimane stupito e quasi spaventato dalla sua vivacità intellettiva, tanto da costituire fonte di rabbia e paura per i suoi stessi compagni. Sarà l'incontro con Eli (Lina Leandersson), misteriosa ragazzina dai grandi e profondi occhi verdi a costituire il punto di svolta e di crescita per il nostro protagonista, il quale imparerà ad affrontare i propri aguzzini e a scoprire quell'amicizia ed un'affettività sinora sublimate dal rapporto con i propri genitori separati, di cui il regista con una semplice sequenza giocata sugli sguardi e sulle parole non dette ci enuncerà le ragioni vere di questo distacco e il punto di svolta nel rapporto tra Oskar ed Eli.
Alfredson è abile e sensibile anche nel tratteggiare appena il rapporto morboso tra la ragazzina ed il suo precettore, restituendocelo in maniera quasi poetica e sensibile senza scadere negli eccessi e dimostrandoci come questa sia una storia di "sussurri e grida" in cui ci si immerge progressivamente ipnotizzati dal biancore abbacinante del paesaggio, sotto la cui neve e gelo si accendono pulsioni e sangue. Storia di formazione e di crescita in un mondo crudele in cui il rapporto affettivo tra di due protagonisti non farà palpitare ed ansimare i cuori degli spettatori della saga di Twilight et similia, ma che ci ricorda come sia possibile raccontare storie di questo genere restituendoci l'ingenuità e l'innocenza più vere, mediante il progressivo avvicinamento e fiducia creatisi tra i due ragazzini.
Infatti, come ci ricorda il titolo stesso, il vampiro che prova pulsioni per la propria vittima, quale predestinato alla vampirizzazione, deve vedersi concedere il permesso di poter accedere alla sua intimità oppure di essere respinto come ci ricorda Ferrara nel suo capolavoro The Addiction, in cui il vampirismo assurge a metafora della dipendenza dalla droga e conseguente tramite di trasmissione del virus dell'Aids. L'accettazione di Eli da parte di Oskar è qualcosa di più intimo e sincero, un voler accettare la diversità del soggetto desiderato con innocenza, ma non per questo non pregno di un sentimento profondamente e sinceramente romantico, per poi lasciare liberamente al futuro le risposte e le possibilità di un rapporto che travalica i confini della società e del tempo.

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