09/06/09

Soffocare

Il film di Clark Gregg estrapola gli elementi fondanti del romanzo di Palahniuk rendendo il tutto in maniera alquanto straniante, ma senza calcare eccessivamente la mano sul cattivo gusto tanto caro allo scrittore.
L'ironia iniziale si stempera nel corso del racconto nel tentativo di far emergere il rimosso del protagonista Victor Mancini (Sam Rockwell) teso verso un percorso di recupero di un passato frammentario, in cui l'affetto di una madre sconclusionata ne ha segnato l'esistenza fino alla scoperta del sesso come forma di autodistruzione cui allegramente pare volersi immergere costantemente il nostro antieroe.
Victor pare voler rinunciare ad una possibile felicità e affettività sublimandola attraverso tentativi di soffocamento simulati per agevolare le esistenze altrui e vedersi riconoscere ricompense in denaro, date da un ricatto morale che viene accennato ma non sufficientemente approfondito, come la regia stessa che appare frammentaria nella sua resa del racconto, di non facile adattamento, e che non restituisce all'opera una sufficiente resa scenica, nonostante gli interpreti siano in parte.
Film che diverte in diversi momenti per la stranezza insita nei suoi protagonisti e per i contesti in cui si aggira il nostro Victor, luoghi in cui vige una costante finzione che trova il suo acme nella clinica psichiatrica, in cui si ritrova ricoverata sua madre e in cui egli stesso è costretto ad assumere ruoli maschili estranei alla sua personalità al fine di vedersi, invano, riconoscere dalla stessa, ma sarà proprio il momento finale di lucidità di quest'ultima a rischiare di far crollare tutte le certezze di Victor e forse anche il suo autolesionismo portato alle estreme conseguenze, per ritrovare in un'affettività comunque apparentemente deviata quell'equilibrio e quel piacere degli affetti negatosi e vistosi negare per il resto della precedente esistenza.

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