Chi può dire se piacerà il primo film della fortunata trilogia letteraria Millenium ai suoi molteplici lettori? Non certamente il sottoscritto, ancora vergine nella lettura della suddetta, seppur sia scontato dover ribadire che il cinema quando deve adattare un testo letterario deve prendersi delle libertà e inevitabilmente sforbiciare il materiale letterario di partenza.
Premessa che potrà tornare utile ai suoi lettori al momento della visione, che già conoscono perfettamente gli sviluppi della storia, con precise aspettative nel suo adattamento per immagini, ma per chi non ha letto nulla di Larsson l'approccio con il film è sicuramente diverso come aspettative e analisi, tant'è che l'impressione di fondo è quella di un film più interessante per le atmosfere geografiche, che per la resa finale dei contenuti, nonostante una certa lunghezza temporale atta a sviscerare più aspetti possibili della vicenda e un ritmo comunque discreto, ma non lascia un'impressione soddisfacente, soprattutto ripensando a certe sequenze e a certi stralci di dialogo, che non imprimono sufficiente spessore ad un film che ci restituisce volutamente un personaggio forte ed ambiguo, soprattutto nel finale, tanto da apparire quasi posticcio e sopra le righe, come il manifesto stesso, che furbescamente e in maniera ammiccante ci ripropone, accentuandone apparenti sfumature dark.
Oplev alla fine sembra fermarsi a delle mere impressioni per immagini, a delle atmosfere e psicologie grossolane prive di un vero spessore umano e critico. La critica sociale e familiare, nonché storica, non riesce ad incidere a fondo nell'animo, si assiste quasi anestetizzati alla ricerca del colpevole e alle ragioni che ne hanno mosso le azioni brutali, per ricordare infine con maggiore e scontata intensità le sevizie subite da Lisbeth (Noomi Rapace), personaggio su cui punta molto il regista, e su cui lascia scivolare momenti d'imbarazzante intimità, in cui ad emergere non è la difficoltà relazionale della ragazza ma quella del regista ad imbastire un discorso che non risulti banale e scontato nella sua resa per immagini.
Sicuramente più stimolante e accattivante risulterà la lettura dei romanzi e forse uno dei pregi del film è nell'invitare indirettamente lo spettatore al recupero degli stessi e a confidare in uno sviluppo più adeguato dei prossimi capitoli, che pare passeranno sotto le mani di altro o altri registi.
2 commenti:
A me il film è piaciuto molto, anche se non ho letto il libro e non sapevo cosa aspettarmi. Io penso che tutta quella violenza che si vede mostrata quasi all'eccesso sia proprio per dare senso al titolo: uomini CHE ODIANO le donne.
sì sono d'accordo, infatti, lungi da me dal voler fare il moralista sulla violenza nel cinema, che in questo caso ci sta, ma non mi ha convinto l'insieme della storia, alcuni dialoghi e momenti in esso trasposti, per una certa banalità di fondo e una certa piattezza. Anche se l'idea della ricostruzione per immagini del mistero della ragazza scomparsa che si animano come un film della memoria è molto interessante. Non è un brutto film, ma non mi ha convinto del tutto... :)
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