09/08/09

Quintet

Altman s'immerge ancora una volta nei generi cinematografici e in questo caso nella fantascienza, fornendo il suo personale contributo, in cui trasfonde tutto il suo pessimismo e disillusione verso il genere umano e l'impossibilità di comprensione dello stesso, ma l'ironia tipica dei suoi film vira verso una presa di coscienza amara, che si adatta bene al genere, e che vede un pianeta, il nostro, ormai quasi completamente ricoperto dai ghiacci e in cui la regressione sociale è quella di una sorta di neorinascimento, ma solo per gli abiti indossati dai ceti più elevati, ovvero quello dei giocatori di Quintet, misterioso ed oscuro gioco da tavolo basato sulla caccia del proprio avversario, ma con risvolti ben più reali di quanto non sembri.
Il regista opta per atmosfere thriller e angoscianti in cui l'apparente inazione, il loisir continuo del suo protagonista alla ricerca di una verità, che sembra più semplice di quanto non s'immagini, servono ad intessere una trama narrativa a suo modo inquietante, in cui la sfocatura dell'immagine ai bordi ne costituisce un elemento materiale evidente e linguistico di una impossibilità di messa a fuoco della visione e della realtà rappresentata, il tutto accompagnato da una musica ossessiva che ne accentua l'inquietudine e il disagio di fondo.
Essex (Paul Newman) è un cacciatore solitario spinto dalla necessità di sopravvivenza per sé e la sua compagna, ultima donna fertile in un mondo destinato a spegnersi progressivamente in conseguenza della glaciazione, che torna nella sua città d'origine, divisa in cinque aree ben distinte, in cui si ritroverà suo malgrado, nonostante il suo disinteresse verso il Quintet, ad esserne parte integrante e a dover giocare anche lui per la propria vita.
Altman insiste con una evidente simbologia e numerologia in cui il numero 5 appare predominante persino nelle effigi dei suoi protagonisti, ma in cui il numero 6 costituisce l'elemento di frattura, l'imprevisto all'interno dello schema di gioco come nell'esistenza ritualmente messa in palio attraverso questa caccia, quale ultimo retaggio di una spinta emotiva necessaria ad una società, ormai priva di speranza, nel ricercare una ragione nello scegliere la vita e nell'apprezzarla.
Essex a differenza dei suoi avversari che si aggirano intorno a lui sospettosi e volutamente sibillini, anela a comprendere il senso ultimo del Quintet, per quanto sia desolante la verità celata dietro simile rituale di cui Grigor (Fernando Rey) è il custode nonché organizzatore, e a cui il protagonista saprà voltare le spalle per optare per l'ignoto delle terre del Nord, in cui scoprire ancora una volta da soli un qualcosa che gli altri abitanti sembrano aver dimenticato e che ricercano stancamente in un gioco che dovrebbe aiutarli ad apprezzare una vita, che tale sembra non essere più, se non un suo simulacro.

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